1. Gli stessi nostri pensieri


    Data: 14/06/2018, Categorie: Lesbo Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    Ho risposto all’annuncio con poca partecipazione, talmente con un limitato disinteresse e con un marcato distacco, senza nessuna spassionatezza, perché non adoro né riverisco in linea generale questo genere d’impicci né d’ingombri, ma la curiosità adesso è sovrabbondante, esorbitante è addirittura l’interesse, abnorme è ugualmente la voglia di comportarmi e d’agire, osservandomi inevitabilmente da un’altra originale quanto sconosciuta prospettiva. Non mi sono mai incasellata in una categoria, come non mi sentirei di classificare né d’inquadrare qualcuno, che ne so, nella tipologia degli spettatori dei film o dei soffiatori di naso, tanto meno mi sento di ridurre a un ordine o una specie quelle come lei.
    
    “Accetto tutte le intenzioni, raccolgo tutte le proposte, accatasto e vaglio le offerte persino quelle più fantasiose e principalmente stravaganti. Coraggio, non temete, fatevi avanti se la pensate così come me. Grazie per l’attenzione, Benedetta”.
    
    All’appuntamento vado in maniera poco truccata, poiché ho la sensazione che il trucco con loro non funzioni, che non abbia la dovuta finalità, dato che non sono uomini che li puoi confondere e imbrogliare con niente, dal momento che lei conosce bene e padroneggia il mestiere e perciò mi scoprirebbe subito. Mi trovo davanti a un palazzo con i vetri riflessi della periferia, mi vedo contenuta, lineare, semplice e per di più sobria con le scarpe basse da studentessa senz’orecchini e soltanto con un lieve accenno di rimmel sugli ...
    ... occhi. La gente mi passa accanto puntandomi addosso certi sguardi impressionati e stupiti, che immagino si noti il mio ingannevole e menzognero aspetto, forse espongo presentando l’idea di qualcosa di momentaneo e di provvisorio che non m’appartiene né mi compete, in altre parole è come vedere una suora in minigonna, oppure un militare in divisa con i capelli da punk pitturati.
    
    Credo e ritengo opportuno, che il fondotinta sulla pelle lasci una traccia indelebile allorquando è portato abitualmente. Io mi guardo nel palazzo con i vetri a specchio e mi vedo con questo viso insolito, giacché sembro un fungo lavato con la candeggina, sennonché tra l’ondeggiare confuso della folla, che da lontano sembra un’imponente danza disarmonica, distinguo intravedendo in maniera spiccata una sagoma vestita di color rosso. Ecco, sì, adesso la vedo: ha i capelli corti e neri, gli occhiali, visto che indossa un impermeabile rosso leggero, è magra, ha un viso amabile e grazioso dai lineamenti affilati e mi sorride subito, dato che gli estranei mi guardano sbalorditi e meravigliati, figuriamoci lei che già sa tutto.
    
    “Benedetta, sono qua” – pronuncia lei a voce alta, indubbia e sicura con un sonoro timbro acuto un po’ fuori ruolo per l’occasione.
    
    Io balbetto il mio vero nome storpiandolo, sono leggermente impappinata, lei non capisce, però non insiste, è una femmina ammodo e garbata, dato che continua a sorridere in maniera spavalda, temeraria e un poco ironica. Io non mi smuovo dalla mia ...
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