1. Gli stessi nostri pensieri


    Data: 14/06/2018, Categorie: Lesbo Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... postazione mentre la guardo incantata, la sua pelle è olivastra ma chiara, il naso è affilato, un po’ lungo però regolare, le sue labbra né carnose né sottili scoprono dei piccoli denti distanziati e bianchissimi. A ben vedere è veramente adorabile e graziosa questa Benedetta, ventisette anni d’età, trenta al massimo:
    
    “Andiamo?” – esordisce lei, come se già avesse un’idea ben custodita e un’iniziativa in serbo per conto suo.
    
    La mia macchina è parcheggiata lontano, devo ospitarla subito oppure attendere nell’intimità? Subito dopo sguardi profondi, carezze complici e strette? Che cosa prescrive l’educazione e il garbo in questi casi specifici? Lei nemmeno a dirlo m’agguanta lestamente per mano trascinandomi, dando così inizio alla conoscenza più approfondita, perché in maniera baldanzosa e smargiassa m’annuncia:
    
    “Dove hai la macchina?” – e punta subito in direzione, poiché la sua mano al presente è calda, morbida e asciutta, direi sicura.
    
    “Parti, dai muoviamoci, perché so già dove andare” – enfatizza lei in maniera spicciativa ed energica.
    
    Lei è veloce e abbastanza risoluta, in quanto m’indica in modo intraprendente e sciolto un complicato labirinto di strade e di stradine, che io non saprei mai da che parte riprendere. Io sono alquanto soffocata e soppressa dall’emozione, giacché non collego la spina della razionalità al cervello, per il fatto che adesso funziona solamente l’area subcorticale. Dopo quasi una mezz’ora ci troviamo nel percorrere la rampa d’una ...
    ... stradina in salita, perdura un po’, ma alla fine ci ritroviamo in un bellissimo spiazzo circondato da enormi pini. Adesso siamo in alto e sotto di noi si dispiega la città, capoluogo indecifrabile e misterioso di donne curiose, incostanti, indiscrete e mutevoli come me, che dopo una serie d’amori deludenti, d’affetti frustranti e di passioni misere, si ritrova immancabilmente a rispondere a certi appelli e a certi richiami rimasti in sospeso nel tempo:
    
    “Dai, non scendere dalla macchina, il panorama lo conosciamo già” – m’annuncia lei ridimensionando frettolosamente l’argomento.
    
    Lei ha in quell’istante una voce improvvisamente abbattuta e monotona, io non faccio in tempo a guardarmi intorno, che vedo sullo spiazzo un gran numero di macchine appostate nel buio che ogni tanto c’indirizzano dei lampeggi intermittenti:
    
    “Sono i soliti, che poi vogliono lo scambio. Lasciali perdere, ignorali che subito dopo smettono”.
    
    Io la guardo in viso, in quanto ha come un velo d’afflizione, d’infelicità e di mestizia che le scende sugli occhi. Al momento è strana, diversa dal solito, perché evita di fissarmi direttamente, m’apre frattanto la camicia ma soltanto d’un bottone poggiandomi sul collo la sua mano asciutta e appassionata, io mi trattengo, però non posso fare a meno di vibrare leggermente per quel repentino quanto gradito contatto:
    
    “Sei sensibile ed emotiva, presumo che tu sia molto ricettiva e alquanto delicata”.
    
    “E tu?”.
    
    Io mi meraviglio per quella domanda, dato che ...