1. Mio Suocero – 1° Sposare Marco


    Data: 26/06/2022, Categorie: Erotici Racconti Poesia Erotica, Cuckold Dominazione / BDSM Racconti Erotici, Autore: Zorrogatto, Fonte: RaccontiMilu

    ... come mandarini. «Dai, toccalo! Mica ti morde!» Ed io, esitante, allungai la mano: lo sentii, sotto i polpastrelli, come se fosse fosse un oggetto di legno coperto da un fazzoletto di seta.
    
    La mia mano, indipendentemente dalla mia volontà, stava imparando le dimensioni di quel notevole apparato e realizzai che quella inaspettata, assurda, oscena situazione mi faceva sentire come un vuoto allo stomaco e… un certo umidore là sotto.
    
    Guardai stupita mio suocero ed i suoi occhi erano piantati sul mio viso. «Ti piace, eh? Dai, dagli un bacetto…» Feci per staccare la mano, inorridita dalla inascoltabile proposta, ma la sua manona mi bloccò il polso e mi tenne a contatto col suo membro.
    
    «Dai, solo un bacetto… Tanto te lo si legge in faccia che vuoi farlo… Quando mai ti capiterà più l’occasione di baciare un cazzo così grosso?»
    
    Mi sentivo strana, come… ipnotizzata, attratta da quel grosso… coso Mi avvicinai e, vincendo la vocina che mi diceva “no, dai! Ma cosa stai facendo?”gli convinsi a dargli i un bacetto.
    
    «Ecco brava! Hai visto? Cosa ci voleva?
    
    Dai, adesso succhialo un attimo…»
    
    Ero a disagio: da una parte ero tentata di farlo -e la mia micina era umida da impazzire, ma dall’altra… Ma cosa stavo facendo??? E col padre di mio marito, per giunta! Feci per scostarmi da quel grosso fuso di carne dura, ma lui mi afferrò per i capelli e li tirò finché non aprii la bocca in un urlo muto; allora mi girò la testa e mi piantò la sua cappella congestionata in bocca, ...
    ... spingendola in fondo, fino a farmi venire voglia di vomitare, ma mi teneva bloccata e pensai che l’unica via d’uscita che potevo avere era accontentarlo succhiandoglielo.
    
    Allentò un pochino la presa, quando sentì che stavo collaborando, ma poi, sempre col suo affare piantato in gola, mi fece alzare e con l’altra mano tirò e sforzò e abbassò e strappò finché non mi trovai con sedere e fica scoperte. Mi pilotò fino al tavolo da pranzo, lì accanto e poi -sfilandomi dalla bocca il cazzo- mi piegò su piano e, da dietro, me lo spinse dentro.
    
    Ero sorpresa dal suo gesto, ma anche dal fatto che lo sentivo sprofondar4 dentro di me con meno dolore di quanto inconsciamente mi aspettassi: entrava, entrava, entrava e non sembrava finire mai e io mi sentivo dilatare e riempire e alla fine arrivò in fondo, contro la cervice ed io mi sentii esplodere di piacere!
    
    Feci una sorta di ansimo profondo e sentii la sua voce, irridente: «Allora, mogliettina, ti piace?» Come poteva pensare che avrei potuto rispondere? Tacqui.
    
    Mi dava colpi ritmati, profondi e ad ognuno mi sembrava di essere pana che diventava burro e il piacere si consolidava e saliva e cresceva…
    
    «Allora??? Ti piace?» Non dissi nulla, ma ascoltavo lo sciabordio del suo membro che sciaguattava dentro la mia passerina spalancata.
    
    «Rispondi!» e mi dette una pacca su una natica; annuii.
    
    Altro sculaccione: «Non ti ho sentito: ti piace?» Mi stava facendo impazzire, facendomi provare sensazioni mai neanche immaginate: ...