1. Il drizzacazzi - 1


    Data: 22/06/2022, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    Sono un drizzacazzi. No, non nel senso che sono particolarmente figo o robe del genere: intendo che lo faccio di mestiere, faccio drizzare i cazzi.
    
    Lavoro in una casa di produzione cinematografica, di cui non voglio fare il nome per ovvi motivi... ma cominciamo dall’inizio.
    
    Circa sei o sette anni fa, iniziai a lavorare come ragazzo di bottega in uno studio fotografico, il cui titolare era un tipo sui quaranta abbastanza losco, ma fisicamente passabile, anche se non rientrava davvero nei miei canoni artistici… e neanche in quelli erotici, per dirla tutta. Ero lì da pochi giorni, quando mi accorsi di un via vai di ragazzi più o meno giovani, più o meno bellocci, che venivano fatti accomodare in un salottino nel retro, a cui mi era stato proibito l’accesso. Non ci misi molto a capire che quella gente non veniva certo per delle fototessera. Ma mi tenni la cosa per me: era da un pezzo che avevo imparato a non ficcare il naso, dove non dovevo… soprattutto, quando si tratta di faccende che potrebbero rivelarsi delicate.
    
    Mi sentivo ancora nelle ossa le botte che mi aveva dato mio fratello maggiore, un giorno che ero entrato nella sua camera e lo avevo sorpreso che si faceva una sega con una candela infilata nel culo, mentre guardava una rivista. Accidenti, se me le aveva suonate! Pertanto, se mi era stato proibito l’accesso al salottino, il motivo c’era e io mi guardai bene dall’intraprendere qualsiasi investigazione in merito, limitandomi a sospettare, ipotizzare, ...
    ... fantasticare…
    
    La svolta avvenne un tardo pomeriggio. In studio era arrivato un ragazzo sui vent’anni, belloccio, devo ammettere, ma soprattutto fisicamente dotato… voglio dire che aveva un bel fisico asciutto da palestra. Ricordo che indossava una tuta da ginnastica abbastanza sformata (di quelle che il cazzo lo fanno drizzare a me!) e una borsa da palestra. Il titolare, il signor Andrea, lo fece accomodare nel salottino e io rimasi ad occuparmi dei miei compiti e di eventuali clienti, come era successo tutte le altre volte, del resto, visto che la seduta fotografica nel salottino si sarebbe protratta per almeno un paio d’ore.
    
    Senonché, quel giorno le cose andarono diversamente, perché dopo una decina di minuti, il signor Andrea fece capolino dalla porta interdetta e mi chiamò:
    
    “Ragazzo, - mi fece – ti va di guadagnarti un extra?”
    
    Il mio nome è Federico, ma lui si è sempre rivolto a me, chiamandomi “ragazzo”.
    
    Con i tempi che corrono, un extra fa sempre comodo; così dissi: Okay. E lui:
    
    “Chiudi, allora. Metti il cartello “torno subito” e vieni qua.”
    
    Feci come mi aveva detto e lo raggiunsi: stavo per entrare nel sancta sanctorum e confesso che ero divorato dalla curiosità.
    
    Entro… wow! Il salottino era arredato con l’indispensabile, a parte l’attrezzatura fotografica, solo un divanetto davanti ad un fondale neutro; ma quello che attirò la mia attenzione fu il ragazzo, arrivato poco prima: era in piedi, nudo, e aveva l’aria alquanto impacciata.
    
    “So bene che hai ...
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