1. 168 – Giuliano e Adele


    Data: 05/06/2018, Categorie: Etero Incesti Autore: ombrachecammina, Fonte: RaccontiMilu

    Era un sabato pomeriggio ed io, stanco ed annoiato, uscii di casa e mi diressi verso quella sala da ballo, a pochi chilometri da casa mia, dove non veniva mandata in onda musica troppo assordante. Ero un giovane piuttosto tranquillo e amavo molto la musica vera, quella soft, non sparata a mille decibel in quelle discoteche moderne dove dopo poche ore si usciva completamente intontiti e rintronati.
    
    Lei, la protagonista assieme a me del mio racconto, la incontrai proprio in quella discoteca vintage. Entrando mi accolse un atmosfera d’altri tempi, musica anni sessanta, luci soffuse senza spot accecanti e coppie attempate che ballavano languidamente i lenti. Attorno alla pista da ballo, seduti sui comodi divani, alcuni uomini sulla trentina, una decina di donne mature singole e quattro o cinque ragazzette innamorate dei tempi che furono. Da solo, da una parte, il sotto scritto, ventitreenne di nome Giuliano, amante delle donne un po’ avanti negli anni.
    
    Un gruppetto di quattro o cinque donne, dai trentacinque ai cinquanta, sedeva attorno ad un tavolino sopra ad un divano ad angolo. Alti bicchieri di bibite multicolori, per lo più analcoliche, sparse sul vetro del piccolo tavolo. Dalla mia postazione notai le loro audaci minigonne, le affascinanti calze a rete e le semplici camicette scollate. Ne notai una in particolare, bruna, un viso ancora fresco, un bel seno abbondante e delle belle gambe affusolate. Beveva la sua bibita, succhiando il liquido rossastro con una lunga ...
    ... cannuccia piegata. Notai il suo sguardo più volte posarsi su di me, presi coraggio e mi avvicinai, le chiesi di ballare e lei sorrise facendo cenno di si con la testa. Scavallò le gambe e si alzò, la presi per mano e la guidai sulla pista. Uno slow suonava melodioso ed io la strinsi lievemente a me. Le sussurrai nell’orecchio il mio nome e lei in un soffio mi disse di chiamarsi Adele. Dopo alcuni balli dove ebbi modo di sentire flessuoso il suo corpo contro il mio, mi guardò dal basso in alto chiedendomi di tornare a sedersi. La feci accomodare al mio tavolo e con la massima cavalleria le spinsi la sedia sotto il sedere. Fu lei a chiedermi quanti anni avessi e sempre lei a confessarmi i suoi. Mi disse trentanove, come a voler dire: Quanto sono vecchia ! Le spiegai che io amavo molto le donne con qualche anno più di me, perché erano più mature sia mentalmente sia fisicamente. Adele invece mi confidò che per lei le cose stavano esattamente al contrario, amava i ragazzi giovani.
    
    Mi alzai dal tavolo e la invitai a seguirmi, tenendola per mano la condussi in un angolo più lontano, dove un separé dava la certezza di una certa intimità. Ci sedemmo e non disturbati dalla musica, che ora sentivamo soffusa e lontana, parlammo di noi.
    
    Lei si aprì e mi disse che quando aveva soli quattordici anni era rimasta incinta e d’aver partorito un bel maschietto. Le chiesi se era figlio unico e lei mi rispose che aveva anche una femminuccia di diciotto anni avuta dal suo defunto marito. ...
«1234...7»