1. Alessia


    Data: 18/01/2022, Categorie: Incesti Autore: Hygge, Fonte: EroticiRacconti

    ... conviveva da due. Entrambe erano frutto del primo matrimonio della donna, con un tale di nome Giorgio, un tizio piuttosto antipatico e scostante, spiacevolmente dedito al bere e dai modi rudi. Appena le donne si videro, subito si abbracciarono e si misero a tavolino, per confabulare concitatamene di invitati, ripensamenti, abiti nuziali e chissà cos’altro. A lui sarebbe toccato starsene tre giorni, almeno, senza far nulla. Forse avrebbe letto tutte le anticaglie del vecchio scaffale.
    
    Se n’era uscito a fumare una sigaretta. Già, una sigaretta. Aveva cominciato a fumare quell’estate, sulla scia dei suoi amici ma, al contrario loro, non l’aveva fatto nemmeno troppo di nascosto: sua madre sembrava aver dato tacito assenso. Non gli aveva mai detto nulla. Preferiva solo che non le fumasse davanti e lui, di tutta risposta si era già stufato. Tossiva, aveva meno fiato ed in più era un vizio piuttosto costoso.
    
    Il soggiorno della vecchia casa dei nonni dava su di un gradevole giardino, popolato da vecchi ulivi, qualche albero da frutto e moltissima erba verde. Da piccolo vi aveva giocato un sacco, arrampicandosi e scendendo dagli alberi o a palla, con qualche suo altro cugino.
    
    Non aveva fatto in tempo ad accendere che si era sentito chiamare ed aveva istintivamente nascosto la sigaretta.
    
    “Ciao cugino!”, aveva qualcuno, da sopra la sua testa: sua cugina Alessia lo guardava di traverso, dal balcone sovrastante il cortile, quello della sua camera.
    
    “Sali un secondo”, aveva ...
    ... detto, “mi serve il tuo aiuto per una cosa”.
    
    Aveva riposto la sigaretta e non se l’era fatto ripetere due volte. Non che si stesse divertendo poi così tanto. Era rientrato, aveva salito le scale ed era arrivato fino alla fine del corridoio, dove, da una porta sul fondo, la testa della ragazza faceva capolino: “dai, vieni”.
    
    Aveva accompagnato il suo ingresso con un pliés ed un movimento sontuoso del braccio, chinando anche un poco il capo. Sembrava particolarmente allegra.
    
    Un forte odore di lavanda gli pervase le narici: ricordava quella stanza, benché fossero passati anni, anche se da piccolo gli sembrava molto più grande. Sul pavimento, coperto da una comoda moquette lilla, giaceva una montagna di vestiti. Le ante dell’armadio erano completamente spalancate e tutto sembrava un poco in disordine. “Siediti lì”, le disse lei indicando uno sgabellino addossato al muro. Lui obbedì, posizionandosi in un angolo. Non fece in tempo a chiedere che lei si spostò al centro della stanza e fece un giro su sé stessa, facendo svolazzare appena la gonnellina: “cosa ne pensi di questo?”. Chiese, riferendosi a ciò che indossava.
    
    Indossava un vestitino nero, lungo fino a metà coscia, ornato con dei frisé. Piuttosto corto ma privo di scollatura e da un taglio che, nel complesso, risultava piuttosto sobrio.
    
    “Mi sembra carino”, disse.
    
    “Carino, dici?” rispose lei, squadrandosi. “Pensavo di indossarlo per il matrimonio di mia madre”.
    
    “Ma è nero. Si possono indossare vestiti neri ...
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