1. Il viaggio di Cecilia 2


    Data: 10/12/2021, Categorie: Sentimentali Autore: beatrice, Fonte: EroticiRacconti

    ... si presentò porgendomi la mano:
    
    "dama, buongiorno, mi chiamo Francesco",
    
    "buongiorno a voi, io Cecilia, anche voi diretti a Firenze?"
    
    ricambiai il gesto,
    
    "no, mia signora, mi fermo prima",
    
    "sapete, è la prima volta che lascio Roma, ho sentito dire che è pericoloso viaggiare",
    
    "forse oggi non quanto anche solo un secolo fa, non temete. E poi non da questa via: gli Orsini fanno buona guardia. Alla voce non mi sembrate proprio romana",
    
    "sono nata a Firenze, infatti, ma ero piccolina quando arrivai nella città di Pietro; sono popolana e...",
    
    mi interruppe delicato e domandò:
    
    "...le formalità, certo, poi passeremo un paio di giorni insieme... cosa ti porta a viaggiare?",
    
    "mi fermerò nella patria natia, ma devo arrivare a Padova, ci metterà tanto?",
    
    "il cavallo senza carro corre molto di più, sto cassone più di una ventina di miglia al giorno non le fa... ti ci vorranno un paio di settimane come minimo se il tempo assiste...",
    
    "così tanto??!! tu dove devi arrivare?",
    
    "già, ti converrà un calesse più piccolo e più veloce. Io scendo presto: ho famiglia a Viterbo...",
    
    "mi sembri un ragazzino, sei sposato?",
    
    "ahahah! no, che me ne scampi! c'ho i genitori, vivo a Roma ma sono tuscio…"
    
    Il tempo passò fra le chiacchiere; scoprii che era un pittore anche bravino e che avevamo un amico in comune: Giacinto Gimignani; mi disse che con lui avrebbero presto cominciato ad affrescare qualche stanza al palazzo Barberini delle quattro fontane, ...
    ... caldeggiato addirittura dal Cortona al cardinale Francesco, al che tenni per me le mie conoscenze ecclesiastiche. Gli scossoni e i pesti ci tennero desti in quel paesaggio bucolico di pecore al pascolo, pini e campi coltivati, insieme all'assordante frinire di cicale.
    
    Incrociammo solo un paio di carri di vettovaglie, l'uomo taciturno afferrò dalle ceste qualche pesca e, lanciato al villico un lustrino, ce ne fece dono a tutti, nell'arsura un miraggio; dolcissima e succosissima. Ma non parlò al nostro ringraziarlo.
    
    Arrivammo al Mansio Novo, ricostruzione di un'antica stazione di posta (Mario dice romana), che l'appetito si faceva sentire, nonostante il frutto; il postiglione gridò: "tutt'attera che c'amo de cambià li cavali! ve potete de lavà, magnà e beve. ar tocco d'a campana se riparte!".
    
    Francesco, che aveva qualche anno meno di me, mi fece una riverenza e, ridendo, mi invitò a pranzo. Noi due ad un tavolo e gli altri per conto loro, mangiammo sotto un portico, avvolti in una brezza calda ma piacevole, al profumo di menta e rosmarino. Mi sfiorò la mano più volte, cercando la mia pelle, ma la ritrassi altrettante.
    
    Due brocche di vin bianco finirono, avevamo qualcos'altro in comune.
    
    Al rintocco, prima di ripartire, mancava un passeggero: quell'uomo generoso ma taciturno salito assieme al mio nuovo amico, in compenso c'era una donna sulla cinquantina di età,
    
    dissi: "manca il signore delle pesche!",
    
    disse il vecchio: "sarà stato un brigante appena rilasciato, o ...
«1234...7»