1. Mio suocero – 3° Cominciare sul poggiolo


    Data: 03/12/2021, Categorie: Erotici Racconti Cuckold Dominazione / BDSM Racconti Erotici, Voyeur Autore: Zorrogatto, Fonte: RaccontiMilu

    ... sempre nuda e con tende e tapparelle aperte al massimo e la stanza dove sarò dovrà essere molto ben illuminata»
    
    Fece un grugnito di approvazione e dalla tasca tolse un barattolo di plastica bianca, ne tolse tre pastiglie e mi disse di ingoiarle. «Questi medicinali veterinari ti aiuteranno a risolvere alcune deficienze fisiche e caratteriali che hai. Adesso… vuoi essere montata?» Non mi aspettavo la domanda , ma annuii.
    
    Mi diede una sculacciata e capii l’errore: «Sì, dottor Paolo: vorrei essere… montata da lei…»
    
    Fece un sorriso cattivo: «Adesso non ne ho voglia, dopo averti sborrato in faccia… Vedremo domani… Ah, nel frattempo, guai a te se ti masturbi! Giurami che non lo farai, se non quando te lo ordinerò io!»
    
    Qualunque cosa per assecondarlo! «Giuro! Giuro che non mi masturberò, se lei non mi ordinerà di farlo… padrone!» Ops, mi era scappato, ma lui parve contento. «Bene! Alla fine abbiamo stabilito le gerarchie! Io sono il tuo padrone e tu sei…?»
    
    «La sua… troia? La sua schiava?»
    
    Si dette una manata sulle cosce «Sì, esatto! Sei la mia troia, la mia puttana, la mia cagna, la mia schiava.
    
    Adesso vado, che ho cazzi miei da fare, ma un’ultima avvertenza: se qualcuno pretende qualcosa da te, sii accondiscendente e accontenta qualunque richiesta!» E come il giorno prima, uscì senza un’altra parola.
    
    Non avrei voluto accendere tutte le luci, man mano che imbruniva, ma un qualcosa dentro di me mi spingeva ad obbedire a quella scandalosa richiesta.
    
    La ...
    ... mattina dopo mi svegliai dopo una notte agitata, con una disperata voglia di toccarmi, prima di andare a lavorare… Ma avevo giurato che non lo avrei fatto e quindi mi vestii, in una nuvola di eccitazione: azzardai degli zoccoletti tacco 9 ed una gonnellina elasticizzata ed una camicetta da portare sotto ad un gilet. Mi guardai nello specchio prima di uscire e sì: ero davvero appetitosa. Raggiunsi la mia auto e non mi preoccupai se avessi potuto dare spettacolo -anche se comunque non c’era nessuno nelle vicinanze- e raggiunsi la ditta.
    
    Parcheggiai nell’area per le auto dei dipendenti ed affrontai la traversata del piazzale: tre camionisti stavano parlando accanto ad un mezzo con targa romena, ma si interruppero al mio passaggio ed urlarono qualcosa che non capii, ma mi venne naturale ancheggiare visibilmente, stupendomi io stessa del mio ardire. Andai alla mia scrivania, sempre sola in stanza, ma con un’inaspettata eccitazione, che mi rendeva complicato il concentrarmi sul lavoro; ma poi, facendo appello alla mia autodisciplina, mi tuffai nel lavoro.
    
    All’incirca alla stessa ora della mattina precedente, mi affacciai un attimo sul corridoio e vidi Gregorio, con l’immancabile Stefano, che andavano alla macchinetta.
    
    Tornai alla scrivania a prendere la chiave magnetica (volevo proprio vedere se il bel Gregorio avrebbe fatto l’indifferente anche oggi, vestita così!), ma squillò il telefono: era qualche minuto prima dell’orario in cui c’era un tacito accordo, in ditta, di fare ...