1. 124 – La professoressa, gli allievi e la figlia, tutti in vacanza (parte 2a)


    Data: 02/05/2018, Categorie: Etero Incesti Sesso di Gruppo Autore: ombrachecammina, Fonte: RaccontiMilu

    ... furiosamente. Bastava che vedessi un bel ragazzo per la strada, con un paio di jeans stretti e mi accorgevo che faticavo non poco a non fargli notare il mio interesse per quel pacco inguinale che i suoi pantaloni scoloriti evidenziavano oscenamente in modo provocatorio. Quante volte sull’autobus, mentre facevo ritorno a casa, qualche vecchierello ancora voglioso e arzillo mi palpava il sedere e magari mi strusciava con insistenza il cazzo contro le natiche. Rammentai che io mi spostavo poco volentieri da quella posizione ed ero invece contenta quando il pullman era strapieno e non potevo muovermi e allora, mi lasciavo ‘infastidire ed importunare’ volentieri, arrivando poi a casa eccitatissima con la mia micina fradicia di abbondanti umori. Così prima di pranzare, mi rintanavo in bagno e velocemente soddisfavo la mia impellente e impetuosa voglia di sesso.
    
    Mentre fantasticavo con la mente assorta nei miei osceni pensieri, percepii la pelle calda e come una bistecca in padella mi girai prona a prendere ancora il sole sulla schiena e sul mio sedere parecchio scoperto. Guardai il gruppo dei miei ragazzi e vidi che i maschietti seduti sulla sabbia giocavano a carte mentre tutte le femmine, mia figlia compresa, prendevano il sole sdraiate sui lenzuoli da bagno. Chissà se qualcuno dei ragazzi, in quei giorni si sarebbe fatto avanti per provare a scoparmi, mah, l’unica cosa da fare era attendere gli eventi e magari’ aiutarli a prendere determinate direzioni. Certo era che io ...
    ... potevo essere la loro madre e poi da essere obbligata con il ricatto, stavo diventando io quella che li desiderava da impazzire. Rimuginai per tutta la mattinata, ma non riuscii a razionalizzare i miei pensieri, mi rimaneva sempre il dubbio se fregarmene delle apparenze e approfittare di questa breve vacanza per divertirmi spensieratamente oppure rimanere ligia ai miei doveri di madre, di donna seria e integerrima e anche di insegnante ed educatrice. Ci pensarono i quattro maschietti a farmi decidere, senza tanti giri di parole, sentii solo un lungo brivido percorrermi la schiena, nel momento stesso in cui Ghedì, il ragazzo di colore, mi sfiorò le chiappe con una mano. Aprii gli occhi e li vidi tutti e quattro in piedi due da una parte e due dall’altra. Rocco fu il primo a parlare, lui aveva compiuto da poco diciotto anni, imberbe come un bambino con il viso d’angelo e i capelli biondi lunghi sulle spalle, mi chiese con la massima gentilezza se andavo con loro a prendere il sole sugli scogli. Mi girai per guardarli bene in viso e poi dissi a Ghedì di non permettersi più di toccarmi il culo, specie in pubblico. Lui mascherò il suo imbarazzo ridendo e scusandosi con me per il suo modo di fare piuttosto impudente. Chiesi loro dov’è che volevano andare e il rumeno Costantino, mi indicò con la mano gli scogli che si ergevano dal mare a circa sessanta metri. Mi sollevai in piedi e gli risposi che sarei andata, ma solo se mi aiutavano perché io non ero molto capace a nuotare. Si ...
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