1. Dimenticanze


    Data: 26/03/2018, Categorie: Autoerotismo Lesbo Sensazioni Autore: Deb, Fonte: RaccontiMilu

    ... giusto per fare qualcosa; zero trucco, ma almeno non mi sono messa in tuta, non so perché a dire il vero. Jeans skinny, maglioncino lungo e stivali, una delle mie divise per questo inutile autunno. Sono arrivata con l’ipod nelle cuffie, e il cappuccio dell’impermeabile Geox a coprirmi i capelli per evitare che si bagnino; odio gli ombrelli, non li sopporto proprio. Ero all’altezza del bancone a cercare nella mia solita borsetta troppo piena l’abbonamento, quando mi son sentita battere sulla spalla sinistra. “Ciao”. Era lei.
    
    “Andiamo a fumare?” mi ha chiesto.
    
    “C-ciao – ho risposto sovrappensiero mentre nelle cuffie suonava Little Talks -, in realtà sono appena arrivata”.
    
    “Ah. Sappi che lo step non funziona”, mi ha detto. Ho fatto cenno di no con la testa. “Sicura? Daaaai, sigaretta, che è una giornata di merda”.
    
    Ho sorriso e l’ho seguita. Un minuto a cercare l’ultima sigaretta del pacchetto, lei si è accesa una Marlboro Touch, le stesse che fumo io.
    
    “Sciogliti e rilassati un po’, mica mangio eh”, mi ha scherzato con un inconfondibile accento toscano. Io non sono timida cazzo, ma mi ha messa in soggezione. Non tanto per la vicenda delle mutandine dell’altra volta, quanto per i pensieri (e le azioni) che ho fatto dopo quando sono tornata a casa.
    
    “Ciò – ommioddio quanto odio essere veneta a volte -, ci provo eh”, ho risposto aspirando la prima boccata.
    
    Siamo scoppiate a ridere, come due amiche vere. Così finita una, mi ha offerto una seconda sigaretta, e mi ...
    ... ha raccontato di come per lei fosse stato un ponte di merda, tra lavoro e uomini. Io ascoltavo.
    
    “Fregatene della palestra, andiamo a bere”.
    
    Mai chiedere di bere a una veneta, anche se è domenica, non ci sono tanti posti aperti e sono le quattro di pomeriggio. Reggo. Fidati. Così ci siamo ritrovate in un piccolo bar gestito da cinesi, tuttosommato carino nonostante lo squallore della zona. Uno spritz, due mojito, altro spritz. Ero sciolta, e le ho parlato a lungo della mia nuova vita da fuori sede, senza addentrarmi in particolari troppo’particolari. Lei mi ha raccontato della sua vita da praticante avvocato. Dovevo sospettarlo dall’eleganza: anche la domenica è venuta con una gonna poco sopra il ginocchio e degli stivaletti con il tacco. “Sai, anche la domenica mattina spesso mi tocca lavorare, che palle questa Italia che ti sfrutta a ogni ora del giorno e della notte”.
    
    “Devo comprare sigarette, si è fatto tardi e andrei verso casa”, le ho detto un po’ intontita dall’alcol.
    
    “Prendile sotto casa mia, abito dietro l’angolo in fondo alla strada, ti accompagno e poi torno a casa”. Stava diluviando, merda. Un diluvio di quelli che senza ombrelli ti inzuppi per fare cinquanta metri. I metri saranno stati cento. Così ho comprato le sigarette e ho detto a Francesca che andavo alla fermata del tram.
    
    “Sei matta? In queste condizioni? Passa su da me che ti asciughi e ti fai una doccia, tanto hai la roba della palestra”.
    
    La doccia no, non ero così zuppa, ma aspettare che ...