1. Dimenticanze


    Data: 26/03/2018, Categorie: Autoerotismo Lesbo Sensazioni Autore: Deb, Fonte: RaccontiMilu

    Indossavo una gonna a ruota mercoledì. Senza calze, faceva ancora caldo. Dopo l’università (frequento il primo anno, sono fuori sede) ero andata in palestra, dove mi ero iscritta per mantenere il mio fisico in perfetta forma. Cambiata di corsa dopo una giornata di lezioni, ma se non riesci a essere di corsa a diciannove anni quando lo sei? Un’ora di step e tapis roulant accompagnata dalla musica delle mie cuffiette, e la mente già completamente all’aperitivo. Conosco poca gente, qui a Milano, e i compagni di corso mi aspettano per il rito più milanese che c’è. Dopo un’ora a sudare, sono in spogliatoio; niente di troppo chic, Milano non è il Veneto, qui trovi le palestre in offerta ma sono buchi ricavati da vecchi caseggiati anni 40. Doccia con acqua tiepida, e via di corsa all’armadietto. Ma cazzo, c’è qualcosa che non va, cazzo. Non ho portato il ricambio. E sono in gonna, cazzo. E sebbene non cortissima, è ua gonna a ruota, per di più. E devo pure andare a prendere l’aperitivo e di sicuro non riesco a passare per casa, visto che sono già in ritardo come al mio solito. Di mettere il peri che avevo durante l’allenamento, non se ne parla proprio: è sudato, troppo. Così, mentre mi trucco ancora avvolta nell’asciugamano e poi, mentre mi asciugo i miei lunghi capelli biondi, decido che non ho tempo: l’ho fatto solo un paio di volte, ma mai di giorno e mai con una gonna così corta; esco senza. Libera sotto. Mentre mi siedo sulla panchina, mille pensieri mi passano per la testa. E ...
    ... se se ne accorge qualcuno? No no, quasi quasi abortisco l’aperitivo con una scusa. No dai, Debbi, non è così corta la gonna nuova. Insomma. Vabbè, ci provo. Ma se non mi sento a mio agio, torno a casa subito. Meno male che ho fatto la ceretta lunedì dai, sai mai che se si vede almeno faccio la figura di quella curata, vaneggio tra me e me. Imbarazzatissima, noto che una ragazza di qualche anno in più ha visto (e sentito, viste le mie imprecazioni) la scena. E’ seduta di fronte a me. Vede la mia faccia diventare paonazza quando tiro su la gonna e mi alzo in piedi, e sono sicura mi stia fissando mentre mi siedo per indossare gli stivaletti. Deve divertirsi un sacco, devo essere tanto goffa. Esco facendo un’attenzione pazzesca mentre salgo le scale che portano all’uscita, e appena fuori accendo una sigaretta. Non dovrei dopo lo sforzo, ma la situazione la richiede, anzi, la esige. Sento fresco sotto. La ragazza esce qualche minuto dopo di me, tira dritto. Forse non vuole farsi vedere mentre ride, penso. Finita la sigaretta, vado verso la fermata del tram: è già quasi buio, e per strada non è che ci sia tanta gente, ma mi sento come se tutti mi guardassero male perché sono senza mutande. Non possono saperlo, non possono immaginarlo, ma io sono convinta che si noti. Mentre salgo sul tram trovo fortunatamente un posto libero sulla panchina di legno: che faccio, mi siedo? O resto in piedi? E se viene qualche porco dietro? No no, meglio seduta. Mi siedo facendo attenzione, piegandomi ...
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