1. Una storia di altri tempi - 3


    Data: 22/08/2021, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    ... senso, senza di te?”
    
    Stravolto come non mai dall’angoscia, don Gervasio lo afferrò per il bavero:
    
    “Perché vuoi farmi questo?- gemette, scuotendolo più volte con rabbia – Perché vuoi farmi questo?”
    
    Poi, tutto il suo furore collassò e don Gervasio scoppiò a piangere, abbracciandolo convulsamente:
    
    “No, no, no, no, amore mio… Non dirlo mai più… non dirlo mai più… -e gli copriva il volto di baci – con te ho conosciuto il paradiso… con te ho conosciuto la felicità.”
    
    Poi, d’un tratto, la sua immensa disperazione sembrò mutarsi in una sorta di delirio erotico e don Gervasio cominciò freneticamente a spogliare il suo giovane amante, coprendo di baci ogni lembo di pelle che scopriva.
    
    Col cuore scavato dalla disperazione, Antonello si sentì sommergere da quella furia amorosa e dopo un attimo di sconcerto, ci si abbandonò con tutto se stesso, lasciandosene travolgere. Prese a ricambiare i suoi baci con uguale bramosia, prese anche lui a spogliare l’amante, resistendo a fatica all’impulso di mordere quelle carni adorate.
    
    Quando furono nudi, don Gervasio lo spinse sul letto e gli si gettò addosso, continuando entrambi gli spasmodici abbracci, i baci famelici, le carezze strazianti. Infine, don Gervasio riuscì a immobilizzare Antonello con le braccia sopra la testa; allora, inebriato dalla vista e dall’odore di quel corpo sudato e anelante, cominciò a baciarlo e leccarlo dappertutto: adorò la rada peluria umida delle ascelle, leccò e mordicchiò i capezzoli, scese verso ...
    ... l’ombelico, lasciando con la lingua una scia di saliva… Infine, giunse al cazzo, ormai turgido… lo prese in mano, lo fissò, leccandosi incerto le labbra asciutte, poi, con gesto rapido, se lo portò alla bocca e lo ingoiò con un mugolio di piacere.
    
    Antonello sospirò tutto il proprio piacere, mentre don Gervasio, dopo aver gustato senza imbarazzo la bava salmastra che lo ricopriva e continuava a defluire per l’estrema eccitazione di cui il giovane era in preda, gli sollevò le gambe e fissò il tenero buchetto, che occhieggiava, roseo e grinzoso, appena visibile nella corona di peletti che lo circondavano. Si sentì prendere da uno strano languore.
    
    “Ti voglio…”, mormorò, guardando Antonello fisso negli occhi.
    
    Poi avvenne l’inconcepibile: il barone prese un lungo respiro e lentamente si chinò, poggiandoci sopra le labbra, prima baciandolo e poi infilandoci dentro la lingua.
    
    “Ohhhh…”, fece Antonello, incredulo ed estasiato a quanto stava avvenendo.
    
    In quello stesso momento, santa Vereconda spalancò la porta e si precipitò all’interno di un salottino appartato del Paradiso, dove alcune sante chiacchieravano devotamente, mentre ricamavano una tovaglia da mettere sotto l’albero a Natale. Era furibonda e si capiva subito che se non fosse stata una santa avrebbe già fatto fuori qualcuno.
    
    “Ma cosa diavolo hai combinato al nostro don Gervasio?”, disse, rivolgendosi a santa Ermenegilda che si stava sbucciando un mandarancio.
    
    La poveretta fece spallucce:
    
    “Cosa gli ho ...