1. Una storia di altri tempi - 3


    Data: 22/08/2021, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    Dopo aver sacramentato tutti i santi del calendario, don Gervasio si ritirò nelle sua camera, dove seguitò a manifestare rumorosamente tutto il suo disappunto.
    
    Sentendolo, Antonello si preoccupò, si chiese cosa fosse successo da contrariarlo così tanto. Lo raggiunse e, vedendolo bianco in volto e fremente d’ira:
    
    “Cos’avete, amore mio?”, gli chiese.
    
    Don Gervasio non lo aveva sentito entrare, si voltò alla voce e immediatamente l’aria corrucciata del suo volto e la furia nei suoi occhi si mutarono in una struggente espressione di tristezza e d’amore. Spalancò le braccia e gli andò incontro, abbracciandolo con forza.
    
    “Cos’è successo?”, ripeté il giovane, appena gli fu possibile sciogliersi dall’abbraccio.
    
    Don Gervasio rimase un pezzo assorto, poi:
    
    “Qualcuno ci ha scoperto… - disse d’un fiato – non so come, né dove… so solo che tutto il paese mormora di noi… di me e di te. È appena stato qui don Federico, lo conosci, e me l’ha detto… mi ha riferito le voci che girano per il paese…”
    
    Antonello impallidì: sapeva quanto potevano essere pericolosi certi pettegolezzi allorché cominciano a diffondersi, specialmente fra la gente ignorante di questi paesi isolati. Ricordava bene, negli anni della sua infanzia, quando di uno del suo paese si era cominciato a dire ce se la faceva col diavolo e che il diavolo se l’era portato in casa travestito da bel giovane e poi li avevano visti di notte fare come l’uomo e la donna… e alla fine gli avevano incendiato la casa con ...
    ... dentro loro, che erano bruciati vivi con tutto il resto. Si sentiva ancora nelle orecchie le urla di quelle povere anime.
    
    Si sforzò di cacciare l’ondata di paura che stava per soverchiarlo: quella terribile storia lo aveva raggiunto, rischiava di ingoiare anche loro due.
    
    “Ha parlato qualcuno della casa?”, chiese con un filo di voce.
    
    “No. – scosse la testa don Gervasio – Qualcuno deve averci visto sul fiume, l’altro giorno.”
    
    Antonello si morse il labbro:
    
    “E’ colpa mia… sono stato io a trascinarti nel fiume a fare il bagno… e poi sono stato io a…”
    
    “Non pensarci, tesoro, non pensarci. – disse l’altro tornando ad abbracciarlo – Non è colpa tua, non è colpa di nessuno… Doveva succedere. Passerà anche questa, vedrai. Fra qualche giorno non se ne ricorderà più nessuno.”
    
    Antonello scosse la testa:
    
    “Sai benissimo che non è così: le chiacchiere di paese crescono come la gramigna, ogni giorno più forti, ogni giorno più rigogliose, fino a quando… E’ colpa mia! – esclamò balzando in piedi dal sofà dove erano seduti, mano nella mano – non posso permettere che se la prendano con voi.”
    
    E prese ad aggirarsi per la camera, torcendosi le mani, agitatissimo. D’un tratto si bloccò, fissandolo con gli occhi folli di dolore.
    
    “Andrò via, don Gervasio!”, disse alla fine.
    
    “Andrai via? – gemette don Gervasio, balzando in piedi – e perché non prendi un coltello e non me lo pianti direttamente nel cuore? Credi che possa vivere senza di te? Credi che la mia vita avrebbe più ...
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