1. FULMI NI A CIEL SERENO


    Data: 21/08/2021, Categorie: Sensazioni Autore: berglieber, Fonte: RaccontiMilu

    ... aveva deciso di smettere di trascorre così le sue vacanze. Ci era capitato più d’una volta di trovarci soli a passare la notte in qualche baita o bivacco e questo aveva certo alimentato la sua fantasia e, devo ammetterlo, un pochino anche la mia. Capita sempre e sono immaginazioni a sfondo erotico che si dimenticano quasi all’istante. Poi un giorno ci sorprese un grosso temporale estivo e fini che, forzando un poco la porta, ci rifugiammo in un alpeggio vuoto. Infreddoliti e bagnati, senza possibilità di fare un po’ di fuoco finimmo per stenderci in un angolo coprendoci con della paglia e delle coperte sbrindellate e sozze che erano rimaste lì. Dopo poco eravamo appiccicati l’uno all’altro come se avessimo predisposto l’avvenimento con io che la palpavo di sopra e disotto i vestiti zuppi, il mio membro durissimo che premeva sulla sua pancia e lei che collaborava al massimo. I brividi di freddo che continuavano a percorrerci accelerarono forse il mio orgasmo. Venni copiosamente dentro le mutande mentre la mia compagna stava quasi certamente apprestandosi a sbracarsi per farsi montare da me. Una scena ed un finale squallidi che segnarono l’inizio di una serie di nostri incontri che avvenivano quando il caso ne dava occasione. Bastava che l’avvisassi per telefono qualche ora prima e lei si rendeva disponibile annullando ogni altro impegno preso. In fondo era rimasta un’ingenua, la maestrina che era andata a scuola dalle suore. Non si rese mai conto che le mie erano ...
    ... eiaculazioni precoci generate dall’aspettativa di vederla togliersi quelle mutandine nere che indossava, credo, per l’occasione e non un tirami indietro per non violare del tutto la sua verginità. Mi raccontava che era già stata con altri, ma in un modo che si capiva che stava mentendo, che io ero il primo. Lo faceva pensando che io non volessi violare la sua integrità vaginale che peraltro avevo nonostante tutto violato. Mi chiedeva di passare un’intera notte con lei, ma io sapevo che era un desiderio magari anche mio ma decisamente impraticabile. Mi sussurrava che il mio cazzo era simile ad un bocciolo di rosa con la sua cappella purpurea che spuntava dal prepuzio ed io le ero grato del suo ‘estro poetico’ mentre me lo baciava a fior di labbra. La mia colpa fu di averla lasciata nelle sue illusioni da adolescente, di non averla strapazzata e penetrata con le mani in ogni suo orifizio, di non averglieli insalivati con la lingua per farle valutare gli effetti. Il nostro rapporto evaporò come una pozzanghera al sole ed ora, se la vedo mi tengo a distanza e mi domando se mi riconosce, se si ricorda ancora di me.
    
    Bionda, le guance fresche e rosee, la figura prosperosa dell’olandesina con cuffietta e zoccoli delle operette di prima metà novecento. Eppure aveva un nome che ricordava la nera Madonna dei suoi luoghi. Ben al di sotto della maggiore età lei, poco più che ventenne io. Per un sottopassaggio della ferrovia a fermarci con l’auto ai bordi di una stradina campestre. Le prima due ...