1. Tre desideri


    Data: 03/02/2018, Categorie: Etero Autore: Browserfast, Fonte: EroticiRacconti

    ... po’ mosce, si mettono a ridere tra di loro.
    
    Mentre chiacchieriamo di queste e altre cazzate sento il ding del WhatsApp. E’ Serena e questo mi fa tirare un sospiro di sollievo perché è il primo che mi manda dopo la mail-confessione che le ho inviato (a parte quello, a caldo, in cui diceva che sono matta da legare). Il fatto di non avere sue notizie, lo ammetto, mi aveva un po’ tenuta sulla corda. Il contenuto però mi fa un po’ incazzare. Anche più di un po’ anche se cerco di non darlo a vedere agli altri né di rispondere male a lei. “Ma davvero Enrico ce l’ha grosso?”. Cioè, ma porca mignotta, ti ho scritto che sbrocco come una lesbica per te e tu la prima cosa che mi dici è che sono pazza e, cinque giorni dopo, la seconda è se quel deficiente ce l’ha grosso? E che cazzo… “A Sere, ma che, ci pensi a scoppio ritardato?”, le scrivo aggiungendo quattro o cinque faccine di quelle che piangono dal ridere. Poi le mando un altro messaggio: “Cmq sì”. “Più o meno quanto?”. “Ma che ne so, ma che ti è preso?”. Resto così, in attesa, per un po’. Non so che spiegazione darmi. Passa un po’ di tempo e arriva un altro ding. “Una volta l’ho visto uscire dall’acqua con il costume a pantaloncino incollato addosso, si vedeva proprio bene! Sapessi i ditali che mi ci sono fatta, in quella vacanza. Avevo tredici anni. E’ stato quell’agosto lì che mi sono lasciata sverginare”. Le invio un “Cosa??????” seguito da una faccina allibita. “Ma non da lui, scema!”, è la sua risposta. “Sere mi dovevi ...
    ... dire solo questo?”. “Tranqui, Annalì, come va la scuola?”. Non so come interpretarla quando mi dice di stare tranquilla. Penso che probabilmente voglia lasciare cadere la mia dichiarazione di desiderio ma senza farci un dramma. Il che è già qualcosa. “Bene – le scrivo – il lavoretto?”. “Lavoretto un cazzo, è a ciclo continuo! Bacioni, non fare la troia, mi raccomando”. “Ma senti chi parla… Baci”.
    
    Macek si è accorto del sorriso che ha accompagnato i miei ultimi messaggi e mi chiede con chi stia chattando. Gli rispondo un’amica, laconica. Si fa insistente, in modo persino fastidioso, mentre fino a poco fa, prima delle birre intendo, era solo quello che mia madre definirebbe “un cascamorto”. Mi chiede il numero. “Della mia amica?”, rispondo. “No il tuo”. Gli domando perché e questo forse un po’ lo spiazza. Mi dice che magari una volta potremmo andare a cena da queste parti, che è pieno di bei posti. Gli dico che già ci siamo, a cena. E che comunque non è mia abitudine dare in giro il mio numero di telefono. Spero che si plachi. Col cazzo, non si placa, anzi insiste. Io insisto nei miei “no”, gli dico che è un mia regola, e nel frattempo sento che sto per diventare molto meno gentile di come lui mi conosca.
    
    Invece di mandarlo a fare in culo, però, mi viene un’altra idea. Mi alzo chiedendo scusa, dico che vado a ordinare un altro hamburger. La signora bretone ride. Mi dirigo verso il bancone, verso il cameriere più carino. Diciamo anche più che carino, l’ho notato prima, quando ...
«1...345...11»