1. Tre desideri


    Data: 03/02/2018, Categorie: Etero Autore: Browserfast, Fonte: EroticiRacconti

    ... sarebbe nemmeno nulla di male, anzi. E’ carino, gentile, molto corretto, forse anche simpatico. Ha un solo difetto, ineliminabile però: è polacco e a me i polacchi stanno sul cazzo. Lo so, lo so, non si può generalizzare, non bisogna discriminare e tutte queste cose qui. Giusto. Però mi stanno sul cazzo lo stesso. Non c’è un motivo, è una cosa irrazionale, ma che ci posso fare?
    
    Oltre a correre e a studiare chatto con i miei, con mia sorella, con Stefania. Affronto a distanza la crisi della mia amica Trilli che è andata a Formentera con due ragazzi pensando di decidere là quale scegliere ma che, mi dice, sta attraversando un incubo e che poi mi racconterà. Inizio anche a uscire e a rientrare un po’ più tardi. Ceno sempre in qualche pub, sempre più vicino al centro. Una sera vengo anche rimorchiata da due canadesi dentro uno Starbucks. Simpatici e molto a modo, anche se chiaramente a caccia. E infatti non ci mettono molto a domandarmi se mi va di andare a divertirmi con loro. Restano un po’ sul vago per quanto riguarda il significato da dare al verbo “divertirsi”, ma a me pare abbastanza chiaro. Non che ci sia niente di male a divertirsi, per carità. Ma, se proprio devo, preferirei non farlo con loro due. Simpatici e molto a modo, come dicevo, ma non esattamente i miei tipi, per usare un eufemismo. E poi dai, ma siamo seri, non è che posso cominciare ad andare avanti a due cazzi per volta! Quindi declino l’invito, dicendo che sono molto stanca e che la mattina mi sveglio ...
    ... presto. E loro? Loro sono così gentiluomini che quando li ringrazio per la bella serata e faccio per andarmene dicono che non se ne parla proprio e mi accompagnano a casa in metropolitana. E nemmeno allungano le mani, per dire.
    
    Il venerdì dopo le lezioni decidiamo con la classe di organizzare un’uscita pomeridiana. Non è che sia entusiasta della cosa ma voglio evitare di fare la scorbutica. Io e le due tedeschine ci vediamo prima la Tate perché loro la National l’hanno già visitata e poi ci incontriamo tutti insieme in una birreria nei pressi della scuola. Più che una birreria è un posto da malati della birra, solo tra le spine ce ne saranno trenta-quaranta, senza parlare delle bottiglie. Non so se lo faccia per abitudine o per far colpo su di me, ma il ragazzo polacco, Macek, se ne spara tre di fila diverse mentre io sono appena arrivata a metà della mia. Non sono sicura che sia una buona tattica, la sua, anche perché a me pare già andato prima ancora che arrivino gli hamburger. Qui sono io a fare la mia solita figura da morta di fame perché, nonostante siano enormi, ne finisco uno con funghi, bacon e uova mentre, per dire, la signora bretone ha appena finito di mandare giù la prima fettina di pomodoro. “Sembri una che mangia pochissimo!”, esclama con la faccia di una che ha appena visto all’opera un aspiratore per uso industriale. “… mmm… sì, lo so…”, farfuglio mentre mi pulisco la bocca e butto giù un sorso di birra. Le due tedeschine, che non sono antipatiche ma solo un ...
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