1. Vacanza in Gallura


    Data: 10/06/2021, Categorie: Etero Autore: Carlocarlo2, Fonte: EroticiRacconti

    Vacanza in Gallura
    
    Craaa..craaa...craaa..
    
    L’orchestrina di cicale sembrò irridermi: dopo essermi ritrovato per la terza volta sotto quel segnale tutto bucherellato dai pallettoni che indicava Arzachena a 20 km, capii che m’ero perso; la cosa, già in se fastidiosa, era diventata un problema di capitale importanza perché ero in ritardo all’appuntamento con Carla; lei, da Bergamo aveva raggiunto Olbia già due giorni prima, ed ora mi stava aspettando in una villa di Porto Pollo che l’agenzia di Santa Teresa ci aveva riservato per due settimane; dovevamo trovarci all’aeroporto, ma una grana con un gruppo in gita in Puglia mi aveva costretto a volare a Bari per venirne a capo..
    
    “Tu vai in spiaggia, io prendo una macchina a noleggio e la riconsegniamo a vacanza finita!” le avevo detto per rabbonirla: lei non aveva la patente e già s’era dovuta sciroppare un’ora di taxi da Olbia ad Arzachena perché io non c’ero..
    
    Morale della favola: eccomi in una rotonda nel bel mezzo della Gallura, sotto ad un cartello stradale fasullo, senza sapere dove andare, col cellulare senza campo e nessuno in vista a cui chiedere.
    
    Il rumore di un’auto proveniente dalla stessa direzione dalla quale ero venuto io mi sembrò la salvezza: dopo poco, proveniente dalla stessa strada che mi aveva portato lì, spuntò a velocità sostenuta una cabriolet che, senza dare segno di avermi visto, si immise nella rotonda, e subito dopo sterzò a destra e sparì; andai subito a vedere per rendermi conto di ...
    ... dove fosse svanita, e mi accorsi che, senza che fosse indicato in alcun modo, in effetti un viottolo c’era e, detto fatto, rimontai in auto e non fonde altro che per togliermi di lì, l’imbucai senza nemmeno pensare che, con tutta probabilità, poteva portare ancora più lontano di quanto non fossi già da dove dovevo andare, e
    
    seguii la nuvola di polvere alzata dall’altra macchina. Ben presto scoprii che però non era andata lontana: la ritrovai dopo circa mezzo chilometro, col muso addossato ad una quercia, il cofano divelto, e una colonna di vapore dal radiatore; ad innescare il frontale che l’aveva praticamente distrutta era stata una radice sporgente dal terreno, invisibile perché nascosta nel l’erba alta cresciuta ai margini del viottolo; sbattendoci contro con una ruota a forte velocità aveva perso il controllo dello sterzo del veicolo che s’era innalzato per aria e poi era andato a cozzare contro quella quercia.
    
    Contrariamente a quanto poteva sembrare di primo acchito, l’autista, che verificai essere una donna, non era deceduta, ma giaceva esanime sul volante perché, nell’impatto molto violento della cabrino con il tronco della quercia, aveva picchiato la fronte nel bordo del parabrezza; la trascinai via dal sedile prendendola in braccio, e la posai con la schiena diritta contro un altro albero, poi provai a vedere se lì, il mio cellulare aveva campo, ma non si agganciò..
    
    “Forse però il suo prende?” arzigogolai, perciò tornai alla cabrio incidentata per vedere dove ...
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