1. Liceo


    Data: 05/06/2021, Categorie: Prime Esperienze Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69

    Piccola premessa per coloro che “non hanno l’età” per sapere che, qualche decina di anni fa, la riforma della scuola ebbe come conseguenza di far chiamare ad insegnare non solo i laureati di tutte le facoltà (lettere e legge per le materie letterarie; scienze, farmacia, medicina e qualunque altra laurea scientifica per matematica e scienze; ingegneri e architetti per educazione visiva ecc.) ma anche alcuni diplomati specifici (per educazione tecnica e disegno) fino a studenti universitari, nei casi più estremi. In quel percorso strano e confuso, partivo con un enorme vantaggio, perché avevo anticipato di un anno l’inizio delle elementari (per un cavillo legale); perché avevo saltato una classe delle elementari per particolare attitudine (succedeva anche questo, in quegli anni!) ed infine perché avevo compiuto il percorso universitario per la laurea in lettere in tre anni e qualche mese (mi laureai alla prima sessione del quarto anno). Conclusione, a neanche ventitré anni, appena laureato venni convocato dal provveditore e mi fu assegnata la supplenza annuale per italiano e latino nello stesso Liceo (e nella stessa sezione) che fino a quattro anni prima avevo frequentato da studente.
    
    Inutile tentare di descrivere l’emozione quando salii i gradini di accesso all’atrio del Liceo, stringendo in mano la lettera di nomina. Muovendomi quasi in trance presi a percorrere i corridoi dell’edificio riconoscendone quasi ogni pietra, ogni angolo; e nella mia follia di memorie mi trovai ...
    ... a spingermi fino al piano più alto, dove erano sistemati laboratori molto poco frequentati (specialmente quello di chimica) che avevamo sempre visto come luoghi quasi di mistero. Fuori dai circuiti ordinari, sempre chiusi a chiave, visitati poche volte nel corso di studi, secondo alcune leggende metropolitane, erano solo posti da imboscate per sfuggire a interrogazioni o (addirittura!) per pomiciare con le ragazze facendosi consegnare (previa lauta mancia) la chiave dal bidello affidatario. Stranamente, udii che dall’interno venivano strani rumori; forzando la maniglia, trovai che la porta era solo accostata e si aprì alla prima spinta. Incuriosito, feci capolino e rimasi folgorato alla vista di una bella ragazza stesa su un tavolo da esercitazione, mentre un baldo giovanotto sistemato fra le sue cosce spalancate spingeva in una evidente e lussuriosa scopata.
    
    Rapidamente, mi ritirai e richiusi la porta, ma feci rumore e, dopo qualche secondo, fui beccato nel corridoio dalla donna che riconobbi dalla gonna svasata. “Chi sei? Cosa ci fai qui? Chi ti ha fatto entrare?” Rimasi impalato, incapace di formulare anche il minimo pensiero, quasi fossi, come anni prima, lo studente sorpreso fuori luogo da un’insegnante. La donna prese un interfonico e chiese all’interlocutore chi fosse l’estraneo entrato fino all’attico; poi, rivolgendosi a me. “Non sai leggere? Direzione e Segreteria sono al pianoterra. Adesso fai il favore di uscire dall’edificio e di rientrare facendoti annunciare ...
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