1. zia Marta


    Data: 26/03/2021, Categorie: Etero Incesti Autore: Pensieri_Osceni, Fonte: RaccontiMilu

    ... più lungo. ‘Hanno chiuso prima un lavoro e alé, weekend lungo.’ Da come lo disse immaginai la smorfia di fastidio che le fece arricciare le labbra.
    
    Annuii dando un morso alla generosa fetta (la seconda) che mi ero appena tagliato. Non mi sarei mai sognato di alludere al motivo della visita, per me non c’era nessun problema. Ammetto di essermi recato lì per dare continuità a quella passione che ci aveva investiti da giorni; per ”battere il ferro finché fosse stato rovente,” pensai quella mattina appena alzato – cosa che a dirla tutta avevo come primo pensiero tutte le mattine. Piombare in casa sua (casa loro) e trovarci il padrone fu così una doccia fredda, ma l’assorbii discretamente. A differenza di zia Marta, che prese a rassettare nervosamente, poggiando, con molta poca delicatezza, nell’acquaio, le tazze con le quali lei e il marito avevano fatto colazione.
    
    Borbottò a lungo appigliandosi ad ogni suo difetto (e gliene ravvisò così tanti che a un certo punto una sorta di solidarietà maschile mi portò a provar pena per quell’uomo che, dopotutto, era mio zio e a cui volevo anche bene) mentre sbuffava sbattendo tra loro le posate, e le ante della credenza. In pratica ripercorse tredici anni di matrimonio con lo stesso fastidio con il quale un giudice intransigente scorrerebbe la fedina penale di un delinquente.
    
    Trovai quell’atteggiamento alquanto esagerato per giustificare una scopata saltata; era chiaro ci fossero motivazioni ben più profonde sotto. Motivazioni che ...
    ... non avevo nessunissima voglia di ascoltare. Continuando a imprecare mi sfilò (forse senza neanche rendersene conto) il piatto con la ciambella da sotto il naso, imboccai l’ultimo pezzo tenuto in mano e mi alzai.
    
    ‘E dove cazzo pensi di andare?’ Le sue pupille verde bottiglia puntarono dritte su di me. Le sentivo forti, come se fossero dita premute sulla tempia; pur evitando di incrociarlo percepivo benissimo il suo sguardo.
    
    Per superare l’imbarazzo di quei momenti (il suo nervosismo lo si poteva tagliare a fette molto più spesse e compatte del dolce appena mangiato) mi scrollai il davanti della felpa, come a levare le umide briciole rimastevi appiccicate; un modo per distrarmi (e distrarla) e avvicinarmi con disinvoltura all’uscita della cucina.
    
    ‘Mi aspetta in gar…’ Mi si fiondò addosso afferrandomi per una manica e strattonandola sbottò un ”eh no! Tu non ti muovi da qui!”
    
    Sorpreso e sorridente le feci capire che mi sarebbe piaciuto molto trattenermi con lei. Impostai la voce con l’intenzione di rassicurarla sul fatto che avremmo avuto tante altre occasioni per divertirci in santa pace, salutarla ed avviarmi, ma lei mollò una presa sull’avambraccio solo per infilare la mano sotto la felpa e dentro i jeans e tastarmi il cazzo, che non aveva perso del tutto il vigore preso quando le sbirciai il culo prima di entrare in cucina. In pochi attimi, e con fare deciso, me li sbottonò.
    
    Aveva un’espressione imbronciata e al contempo determinata, come se il pompino che si ...
«1234...»