1. zia Marta


    Data: 26/03/2021, Categorie: Etero Incesti Autore: Pensieri_Osceni, Fonte: RaccontiMilu

    ... apprestasse a fare (e che io osservavo paralizzato) fosse una ripicca e non un piacere come lo era stato nei giorni precedenti.
    
    Balbettai qualcosa indicando il pavimento.
    
    ‘Ma cosa vuoi che senta dal garage!’, rispose decisa.
    
    “E se torna a prendere qualcosa dimenticata? Le chiavi? Un cerotto? Il cellulare? Se si fosse nascosto dietro la porta a spiarci?”
    
    Continuai a farfugliare altre stupide obiezioni, (saperlo nelle vicinanze mi rese, e questo non me lo sarei mai aspettato, paranoico).
    
    Non ebbi modo di esporre le mie osservazioni. L’indice, ancora puntato verso il basso a indicare il piano inferiore, si bloccò di colpo quando lei ingoiò buona parte del cazzo che intanto aveva liberato dalle mutande. Appena lo ebbe in bocca vi chiuse attorno le labbra, come a volersi assicurare che non sgusciasse via. La sentii poi rilassarsi un attimo e riprendere a respirare lentamente (perché aveva eseguito il tutto in rabbiosa apnea). E a quel punto iniziò a succhiarmelo con calma e soddisfatta.
    
    Sul momento mi lasciai solo travolgere dalla piccata e ferma volontà di zia Marta, che s’inginocchiò al centro della cucina dopo avermi spinto fino al tavolo. Ripensando però all’episodio capii che quel che davvero voleva non era tanto il farmi un pompino, quanto il dimostrarsi talmente troia, o forse meglio dire ‘libera’, o indispettita, da arrivare a farlo con il marito nei dintorni e non, come le volte precedenti, quando lo sapeva in giro per cantieri a centinata di ...
    ... chilometri. Quella mattina, in pratica, mi usò per fargli dispetto. Me lo succhiava con una soddisfazione diversa dalle altre volte, o almeno questo fu il pensiero di cui andai, col tempo, sempre più convinto. La testa la muoveva avanti e indietro e dopo quei primi movimenti lenti e misurati riprese la foga di poco prima. Arrivava a infilarselo fino a sfiorare, con la punta del naso e delle labbra, la peluria che ammantava la base. E io ne godevo, eccome. Agitato dal pensiero di una sua improvvisa comparsa, magari, proprio come temevo, per prendere le chiavi dimenticate sul mobiletto ad angolo. Sarebbe stato un classico. Nonostante lo strisciante timore, dato dalla consapevolezza del rischio, anche per me quella volta fu diversa. La sensazione provata fu più intensa, la goduria maggiore. Forse proprio grazie a quella situazione. Iniziai a liberare gemiti al ritmo del suo dondolare la testa. Reclinai la mia dopo aver chiuso gli occhi.
    
    Ero nel mezzo della cucina, la ‘loro’; una cucina che frequentavo da così tanti anni da considerarla come fosse quella di casa mia. Ricordo quando mi addossavo allo sportello in noce per lavarmi le mani nell’acquaio prima di mangiare (già allora capitava di frequente che fossi ospite a pranzo, ma con tutta la famiglia), il bordo del mobile a incasso mi arrivava sotto le clavicole e lei era la bella e simpatica ragazza, e già padrona di casa, che mi arruffava scherzosamente i capelli, rigorosamente a caschetto, e, se non avevo fatto i capricci a tavola, ...
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