1. Pieghe recondite


    Data: 23/01/2018, Categorie: Lesbo Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... minuscola di quanto non lo sia naturalmente.
    
    Lei sogghigna favorevolmente a seguito d’ogni mia asserzione, mentre io mi sorprendo nel centellinare ogni sua parola. Onestamente mi piace come comunica, come si sposta e in ultimo nella maniera in cui si sbraccia, adesso aspiro odorando la fragranza che emana riempiendo l’atmosfera, in quell’ambiente mi sento insufficientemente inappropriata, direi trasandata e fuori posto, mentre osservo lei che diffonde spargendo una completa padronanza della situazione. Io non ho azzardato dispormi neppure sulle poltroncine collocate di fronte alla sua scrivania e nemmeno me l’ha offerto, in tal modo mi trovo in piedi davanti a lei, che contrariamente a quello che escogito &egrave perfettamente a suo agio, perché si &egrave accomodata al suo posto di comando.
    
    Io comincio rapidamente a intuire la volontarietà nel farmi sentire a disagio, ma onestamente né ignoro il motivo. Lei mi espone che &egrave nubile, che ha dedicato la propria vita al lavoro e all’azienda, poi chiede di me. Io non so che cosa controbattere, per il fatto che di fronte a lei non mi sento più tanto sicura di me stessa. Che cosa potrei dirle? Che vorrei avere un ragazzo? Rischierei di sembrare una di quelle ragazzine stucchevoli e svenevoli in cerca d’un uomo d’abbordare. Allora potrei raccontare d’essere da sola e di trovarmi benissimo così, mi crederebbe mai? Oddio, adesso che cosa le riferisco? In tal modo biascico qualche notizia peraltro sempliciotta e insipida su ...
    ... di me, riuscendo in tal modo a comunicarle sia l’opinione quanto la sensazione del mio infossato ed eloquente impiccio. Lei m’invita ad avvicinarmi, perché invece non mi fa sedere? Io avanzo a rilento verso la poltrona scura sulla quale &egrave seduta, fino a giungerle vicinissima. Posso vedere il colore dei suoi occhi: possiede un meraviglioso punto di grigio che sfavilla perfino nella penombra del suo ufficio, non sono del tutto persuasa, perché suppongo d’aver compiuto una scorrettezza:
    
    ‘Perché ti senti turbata? Che cosa ti spaventa? Hai per caso visto come ti guardo, dove ti guardo? Hai constatato quanto mi piaci? Che cos’hai notato in me? Hai colto il mio fremente desiderio? – mi domanda lei a raffica proseguendo senz’attendere alcuna risposta.
    
    Le sue frasi mi trafiggono nell’intimo, mi perforano l’animo, i suoi vocaboli mi picchiano infilzandosi e danneggiandomi come dei pugnali, lasciandomi dentro un cavernoso e cupo smarrimento: ti guardo, mi piaci, ti desiderio, che cos’intenderà di preciso? Per il tempo in cui pondero sul concetto delle sue attestazioni, nella mia testa si propagano le sue parole iniziando a rilento a prendere forma, una fattezza moderna, indefinibile, allettante, procace e seducente, assai schietta e inusuale al tempo stesso, perché nel tempo in cui rimugino, avverto distintamente il suo tocco indugiare sulla blusa fino ad attardarsi prudentemente sulle mie tette. Io mi sento come immobilizzata, fermamente impedita, perché piego la testa in ...
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