1. Impulso vizioso


    Data: 15/01/2018, Categorie: Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    Gli occhi diventavano a ogni sorso più lucidi, pesanti e persi nel vuoto nel cercare vecchie conoscenze, nello squadrare i volti nuovi e perché no perfino qualche bel sedere su cui divagare e fantasticare a fondo. Del resto era normale, per il fatto che i miei freni inibitori si erano allontanati da parecchio tempo, all’incirca verso la terza mosca. Già, la sacra e intangibile pratica, la regola rispettabile delle mosche, che m’aveva rivelato una sconosciuta con la quale avevo ragionato poco prima, forse più ubriaca di me.
    
    Avvicinandosi barcollando m’aveva in effetti scagliato un braccio attorno al collo, proiettandomi i suoi occhi trasparenti e slavati dentro il bicchiere di Sambuca che sorseggiavo, infine si era messa a contare i chicchi di caff&egrave che quella faccia da sedere d’un barista aveva lasciato cadere all’interno:
    
    ‘Però, come reggi bene l’alcool, non c’&egrave che dire. Sei già alla quinta Sambuca’ – aveva preferito sempre ridendo e singhiozzando.
    
    ‘Che cazzo sta dicendo questa qua, &egrave proprio fuori strada’ – era stato in modo istintivo il mio primo pensiero.
    
    In seguito volli approfondire il discorso e così venni a sapere che lei si faceva mettere tante mosche, una sorta di personale conteggio da tenere a bada, in maniera tale da poter risalire di preciso al numero di bicchieri che aveva tracannato. Lei la chiamava simpaticamente la regola della mosca, in quanto io la trovai un’azione talmente insensata e stupida d’affascinarmi. Così decisi di ...
    ... rispettare anch’io la benedetta metodologia, dato che il conteggio delle mie mosche giunse a cinque, sì, perché al momento cinque chicchi di caff&egrave galleggiavano come barchette a remi in quel mare bianco lattiginoso, solcato da onde altissime a ogni movimento del bicchiere da cui spuntavano enormi iceberg.
    
    Non so di preciso il perché, eppure quella sera avevo bevuto tanto, sapevo soltanto che avevo voglia d’ubriacarmi e di liberare svincolando in maniera definitiva i miei pensieri e tutti i miei freni bloccanti. Mi piaceva quell’insolita sensazione d’ebbrezza, di bizzarra euforia, quell’ottundimento generale dei sensi: la vista s’appanna, le orecchie percepiscono suoni e rumori ammorbiditi e imbottiti, la lingua &egrave quasi anestetizzata e avrebbe voglia di leccare qualsiasi cosa d’umano le passi davanti. In quella contingenza la discrezione, l’insicurezza e la timidezza mi sparivano completamente, perché sarei stato capace di discorrere per ore, con persone che avevo conosciuto un minuto prima senza farmi il minimo problema. Sarei stato capace d’ascoltare una conferenza di fisica quantistica senza rompermi le palle, dal momento che i miei pensieri fluivano liberi e indipendenti per la mente non seguendo vie contorte né intricate. Mi sembrava di sentirli mentre scorrevano velocissimi di sinapsi in sinapsi, mentre percorrevano le circonvoluzioni cerebrali a enorme velocità. Qualcuno restava impigliato tra i miliardi di connessioni e svaniva in pochi istanti, altri ...
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