1. Angoscia o sollievo


    Data: 20/12/2020, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... sulla stoffa, non sono sicuro di riuscire a distogliere la mente da questa sensazione, poi mi ricontrollo allo specchio, riconosco però che &egrave proprio un bel guardare, allora viaggio rapido verso l’ufficio, al semaforo ricevo i primi attestati di considerazione e di stima. Che cosa cazzo hanno da guardare come degl’imbecilli penso fra me, passandomi la lingua sulle labbra e godendomi la loro reazione, poi in prossimità dell’ufficio sono colto dal panico, giacché penso che nessuno mi farà entrare in questa bizzarra e stravagante condizione. Apro in conclusione la valigetta in cerca del lasciapassare, eccolo, con la mia foto al femminile e un bel nome da donna: Elena. Il custode mi scruta, non gli dedico alcuna soddisfazione, eppure mi sta guardando le chiappe.
    
    Io colgo captando i suoi occhi addosso come delle ventose, dato che prima d’ora non aveva neanche sollevato lo sguardo dal suo giornale, mi giro di scatto, lui finge di leggere, io salgo le scale, i primi saluti, pare che qui mi conoscano tutti in questa versione. In seguito incrocio Paolo al primo piano mentre scende le scale, mi giro per controllare, dato che il suo occhio vaga in quella terra di nessuno fra il pizzo delle mie calze autoreggenti e le mutandine, io frattanto gli rubo un sorriso soddisfatto, dal momento che ha compiuto la sua conquista giornaliera, in tal modo mi fermo davanti alla porta dell’ufficio, giacché mi sento un po’ emozionato, sono colto dal panico, sì, ce la posso fare penso dentro di ...
    ... me, infine spalanco la porta e dispenso un ciao caloroso a tutti i presenti. Loro non aspettavano che me, dato che lasciano improvvisamente tutte le loro attività mattutine per squadrarmi dalla testa ai piedi, dopo mi dirigo verso Luca che leggermente agitato si gira per controllare la posta e incautamente io gli appoggio un seno sulla spalla, gli domando qualcosa, mentre lo sento irrigidirsi. Poi mi giro e raggiungo la mia postazione, nel tempo in cui scorgo che imita qualcosa, mentre Marco nel frattempo ha seguito tutta la scena.
    
    Mi siedo sulla scrivania accavallando le gambe, perché sono quasi sicuro che Marco può vedere l’inizio del pizzo delle mie calze autoreggenti, dato che lo leggo sul suo viso, perché ha iniziato a cambiare colore, dal momento che non riesce ad articolare un discorso di senso compiuto, però abilmente fa finta di nulla. Io abbasso le gambe facendo attenzione, visto che cerco d’impiegarci più tempo possibile, scendo dalla scrivania ed esco dall’ufficio senza dire una parola, perché so già che cosa ho lascivamente scatenato. Quei due stanno facendo dei commenti pesanti: ‘la prendo di qua, la metto così, la giro in questo modo, la sbatto di là’, tuttavia non avranno in nessun caso l’audacia né il coraggio né la spavalderia di metterlo in pratica perché li conosco troppo bene. Posso però spingermi più in là, in tal modo appena rientrato in ufficio intavolo un discorso equivoco e torbido, che li dovrebbe portare presto a parlare istintivamente di sesso, ...