1. Il direttore


    Data: 25/10/2020, Categorie: Lesbo Autore: HarrymetSally, Fonte: Annunci69

    ... con i miei dubbi e le mie schegge di rabbia.
    
    Il giorno seguente, ero decisa a trasformarmi in una affilatissima arma di seduzione. Trascorsi la mattina dal parrucchiere, e il pomeriggio dall’estetista. Feci un massaggio rilassante verso le sei, poi mi preparai per l’incontro.
    
    Scelsi un abito corto color rosa pallido la cui parte inferiore era uno svolazzare di petali. Era trasparente al punto che, sotto la luce giusta, sarei apparsa del tutto nuda. Decisi di non indossare reggiseno, lasciando che i miei capezzoli ammiccassero da dietro il sottile velo dell’abito, e scelsi un perizoma composto da un filo di perle sul di dietro e un microscopico strato di pizzo chiaro sul davanti.
    
    Il pizzo era sottilissimo, e lasciava intravedere la soffice, sottile striscia di peli scuri, in un gioco di trasparenze concentriche.
    
    Apposi una sapiente dose di rouge Chanel sulle labbra, e disegnai con cura il contorno degli occhi.
    
    Mi contemplai allo specchio. I capelli rossi, resi morbidi dalla piega, ondeggiavano attorno alle sottili spalline dell’abito, accarezzandomi languidamente schiena e spalle. I miei seni alti, piccoli e sodi davano alla mia figura quel tocco adolescenziale per il quale molti uomini impazzivano e le mie gambe svettavano sui tacchi, conferendo alla mia postura, modellata da anni di danza classica, un tocco di sensuale civetteria.
    
    Ero pronta.
    
    Il taxi mi lasciò all’ingresso dell’Hotel Savoia. Mi registrai e mi feci annunciare al mio ospite.
    
    “Mi dicono ...
    ... che è attesa nella suite all’ultimo piano – disse il concierge, indicandomi con un cenno del braccio uno degli ascensori – permetta a uno dei nostri fattorini di accompagnarla.”
    
    Cena in camera, dunque! A quanto pare il direttore era ansioso di ascoltare il mio resoconto…
    
    Sorrisi al concierge e mi avviai verso l’ascensore. Avvertivo una crescente tensione, mista a rabbia, mentre osservavo i piani illuminarsi sul quadro. Il ragazzo che mi accompagnava azzardò un paio di timidi convenevoli, ma si ritrasse quando comprese che non ero in vena di conversazioni. Si limitò a farmi strada con aria impettita, precedendomi lungo il corridoio costellato di specchi.
    
    Si fermò davanti a una porta in legno istoriato, verniciata in un color crema che mi parve antiquato.
    
    “Prego” disse, facendo scattare la serratura e scostandosi di lato, per lasciarmi entrare. Gli sorrisi e gli allungai una banconota, una sorta di calumet della pace del valore di dieci euro, con il quale mi scusavo di essere stata una stronza.
    
    Il ragazzo sorrise e si allontanò.
    
    Entrai nella grande stanza. Un paio di applique spargevano una luce fioca che illuminava un arredo meno vetusto dell’esterno. Notai un letto a due piazze e mezza sulla sinistra, ancora perfettamente fatto, e una vasca idromassaggio sulla parete opposta. Un divano Kartel con lo scheletro in plexiglass e morbidi cuscini nordic blue era disposto in senso obliquo rispetto alla finestra, mentre vi era uno schermo piatto, quarantadue pollici ...
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