1. La stanza


    Data: 12/10/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Sesso di Gruppo Lesbo Autore: _saffolina_, Fonte: RaccontiMilu

    ... come una molla a continuare, le chiesi semplicemente se lei aveva avute schiave di quel genere, mi disse subito che quelle pratiche erano comuni nel BDSM. Ma che si le sarebbe interessata una persona, non usò il termine donna, di cui potesse usare ed abusare anche solo in termini sessuali senza altre costrizioni se non la sua mente.
    
    Le chiesi dove dovevo firmare, non so come e perché lo dissi ma lo feci, era ciò che cercavo, volevo annullarmi ed essere l’oggetto sessuale di un’altra persona, una bambola da usarsi a piacimento.
    
    Lei sorrise e mi rivelò che lo sapeva, lo aveva sempre saputo che era lì che volevo andare a parare ma mi disse anche che doveva ancora conoscermi, doveva capire se ero ciò che dicevo di essere, se fossi davvero pronta ad una vita di privazioni spesso totali, ad essere usata, abusta e violentata per il suo, e non il mio, piacere e che quindi nonostante le mie assicurazioni, dovevo attendere.
    
    Le chiesi quanto dovessi attendere e mi disse che ne avremmo riparlato domani prima che lei partisse, a pranzo, mi disse di chiamarla e ne avremmo riparlato, per ora mi accompagnava a casa che era tardi, io dissi di sì, che andava bene e le indicai la strada di casa mia, non pensai che mi stavo espondendo che ora oltre al mio numero di cellulare le avevo dato anche l’indirizzo di casa, anzi ce l’avevo portata io, forse me ne sarei pentita.
    
    Arrivata a casa mi spogliai e mi misi a letto, l’indomani dovevo recarmi al lavoro e a dire il vero mi rimanevano ...
    ... solo cinque ore di buio, notte in cui non dormii affatto; troppe erano le domande senza risposta che affollavano la mia mente, le ansie e le paure per una scelta, la mia, che ero sicura mi avrebbe cambiata la vita in modo drastico e forse definitivo.
    
    Da impiegata in un piccolo studioo di avvocato di provincia a cosa?
    
    Una schiava a tempo determinato, in ogni caso ero conscia del fatto che non potevo certo fare una vita da schiava per il resto dei miei giorni, eppoi cosa avrei fatto per il resto, sempre che non mi fossi spaventata e fossi scappata il primo giorno.
    
    C’era sempre la questione del contratto, un contratto artefatto poteva essere vincolante di fronte alla legge? Certo che no, lo sapevo, il lavoro allo studio qualche aiuto me l’aveva dato, non ero laureata in giurisprudenza ma sapevo che un atto mal formato era nullo, ma io quest’atto non l’avevo ancora visto e non ne sapevo nulla, la cosa mi spaventava e quando l’alba arrivò con tutti i suoi colori mi trovò a letto ancora sveglia ma con una decisione già presa nella mia testa.
    
    Non ne avrei fatto nulla, non sarei andata avanti con questa follia, avrei detto a Roberta che non l’avrei seguita in questa avventura, lei, ne ero sicura, avrebbe compreso.
    
    Quella mattina sul lavoro, complice anche la notte passata in bianco e i mille pensieri che ancora ronzavano nella mia testa non stavo dando il solito, anzi ero poco più che presente, alle dieci provai a telefonare a Roberta per comunicarle la mia decisione ma ...
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