1. La stanza


    Data: 12/10/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Sesso di Gruppo Lesbo Autore: _saffolina_, Fonte: RaccontiMilu

    ... il telefono era staccato.
    
    A mezzogiorno riprovai ma nulla, sempre staccato, stavo per tirare un sospiro di sollievo, forse Roberta se n’era andata capendo che da me non sarebbe arrivato nulla di buono e invece poco dopo mi arrivò un sms: “prenditi un’ora di permesso, ci vediamo all’una al bar di ieri” tutto qui, nessuna scusa, nessun saluto, fallo e basta!
    
    Riuscii benissimo a prendermi il permesso, allo studio vedevano che ero svogliata e assente e mi fu facile dire che dovevo andare a casa per risposarmi che avevo due linee di febbre e insomma riuscii anche a mentire bene, per me non era certo la prima volta, all’una ero davanti al bar. Cretina!
    
    Sì cretina, volevo abbandonare la mia idea di essere schiava e invece eccomi qui a scodinzolare dietro ad un sms senza nemmeno un perché.
    
    Roberta mi vide e mi chiamò con un cenno della mano, mi chiese senza preamboli cosa avessi deciso e io un po’ titubante le disse che accettavo, in un attimo mille dubbi si erano dissipati, ore di pensieri sublimati in un sì. Idiota!
    
    Sicura? Allora perché quei tentativi di chiamata? Roberta aveva capito ma voleva sentirlo da me e io le risposi che avevo dei dubbi, penso legittimi per decidere così di punto in bianco di cambiare vita, alché lei mi mise alla prova, mi chiese di accettare e di prendermi un’aspettativa al lavoro di almeno un mese e di farlo entro la settimana prossima se no non se ne faceva nulla.
    
    Io eri titubante perché sapevo e sicuramente lo sapeva anche lei che ...
    ... non mi avrebbero dato mai un’aspettativa e poi con un preavviso così breve, voleva vedere se avessi accettato sapendo che mi sarei dovuta licenziare dallo studio in cui lavoravo da quasi dieci anni, accettai comunque, pensai che queste cose si fanno così senza pensarci su o non si fanno affatto, accettai con un sospiro e un sorriso.
    
    Vedevo anche in Roberta un rilassamento dei muscoli, capivo che anche lei era tesa; accettare una novizia senza conoscerla era pericoloso per lei, inoltre sicuramente l’idea di una schiava sessuale doveva attirarla parecchio, mi disse di andare a casa, mi disse che ci saremmo risentite e che mi avrebbe mandato a breve postagiro il contratto da firmare e che poi mi sarei dovuta presentare all’indirizzo che era riportato nel contratto col contratto firmato in mano, prendere o lasciare ora. Per davvero.
    
    Io mi alzai e le strinsi la mano come un’ebete, cosa credevo di aver firmato un contratto di lavoro? Non so se mi rendevo davvero conto di quello che stavo facendo ero come in trance, andai a casa e senza nemmeno mangiare riempii la vasca di acqua calda e dopo essermi spogliata mi immersi in essa.
    
    Mi rilassai al contatto caldo dell’acqua, mi toccai la pelle, la massaggiai indugiando sui seni, sospirai di piacere e mi abbandonai ad una tenera masturbazione, non arrivai al giusto epilogo, nessun orgasmo perché mi addormentai piacevolmente cullata dal tepore dell’acqua calda, ero sfatta.
    
    Mi svegliai dopo un’ora sentendo freddo, mi alzai dalla ...
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