1. Mio zio, e quel giorno di pioggia.


    Data: 04/09/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Incesti Gay / Bisex Autore: 9deki6, Fonte: RaccontiMilu

    Luglio. Una delle interminabili giornate passate in un piccolo paesino della pianura padana, dove abita la mia famiglia. Io sono un ragazzo di 18 anni, capelli neri, alto all’incirca un metro e settanta, occhi verdi, e abbastanza robusto. Potete ben capire che per un giovane diciottenne che si adopera nella conquista della patente per poi poter andarsene definitivamente da questo paese, le giornate sono tutte uguali, ma in quella giornata stava per avvenire ciò che mi avrebbe cambiato tutta l’estate seguente.
    
    Quella sera, poiché mio padre era stato ricoverato, avevamo deciso io, mia sorella e mio zio di andarlo a trovare. L’ospedale si trovava a circa un’oretta di macchina, e io mi sentivo molto imbarazzato all’idea di dover passare così tanto tempo in macchina con i miei zii. Né io, né mia sorella abbiamo mai avuto un grandissimo rapporto con loro, se non per il saluto dovuto quando ci si incontrava nel giardino, in comune nella nostra villetta. Al momento della salita in macchina, mia zia mi dice di sedermi davanti, così io, senza chiedermi molto e senza fare troppe domande acconsento. A causa del caldo eravamo tutti e quattro vestiti molto leggeri. Mia zia, anche se poteva contare i suoi 45 anni d’età, li portava molto bene, e anche mio zio era sui 48, ma anche lui era un bell’uomo. Alto quasi un metro e ottantasei, con delle spalle molto larghe e delle braccia molto robuste, come anche le mani, i capelli ormai brizzolati ma ancora molto folti. Insomma, agli occhi di ...
    ... un giovane diciottenne bisessuale, che in quel paesino non aveva mia potuto essere libero di essere ciò che era, non era mai passato inosservato. Comunque, tornando alla nostra macchina, eravamo ormai quasi arrivati, quando il cielo, grigio e scuro da ormai qualche minuto, non iniziò a scrollarsi di tutta l’acqua e di tutta la grandine, cosicché quando arrivammo all’entrata dell’ospedale, situata molto lontano dai parcheggi, ci si pose il problema di come entrare senza lavarci, avendo a disposizione un solo ombrello. Decidiamo quindi che io avrei fatto la strada avanti e indietro portando ognuno sotto l’ombrello. Iniziai a portare prima mia sorella, poi mia zia e infine mio zio. Come con tutti, arrivai alla portiera e, a mo’ di maggiordomo, aprii la porta e lo accolsi sotto l’ombrello. Lui si strinse subito, per non bagnarsi, e, involontariamente le sue mani si chiusero strette sopra la mia che stringeva l’asta dell’ombrello. Percorremmo tutto il tragitto con le mani sovrapposte, e quel contatto, così prolungato e così forte, mi trasmise delle sensazioni molto particolari, che fecero svegliare la mia ‘parte’ dormiente. Va beh, arrivati come se niente fosse, andammo a salutare mio padre, stemmo lì per tre quarti d’ora e poi ritornammo alla macchina con lo stesso metodo, solo in senso inverso, e anche al ritorno mio zio si strinse a me, e ancora una volta le nostre mani si incontrarono. Saliti in macchina si riparte. Io seduto sempre di fianco a mio zio, che però aveva deciso di ...
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