1. Messalina 2020 - Cap. III


    Data: 29/05/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Ambiguo, Fonte: EroticiRacconti

    ... ci aspetta il 19 alle 16 – puntuale mi raccomando!– non c'è nulla da discutere prima - quindi vedi di non annoiarmi con condizioni e puttanate varie: decido io per te, punto e basta - devo solo capire quanto posso fidarmi io di te – manda una risposta chiara e rispettosa.'
    
    Ellen si sentì precipitare in un abisso e godette con l'anima: 'Non ti deluderò.', scrisse di getto. Poi, col tremito alle dita, cercò le parole giuste per condannarsi. Scelse un anonimo 'Attendo tue disposizioni.', che non avrebbe detto nulla a chiunque avesse letto quella mail, ma che per Jørgensen significava la sua resa senza condizioni. Premette 'invio' e la finestra del messaggio si chiuse irrimediabilmente. Era sua schiava.
    
    I tre giorni li riempì col lavoro a testa bassa. Era ancora più scostante con segretarie e collaboratori: non aveva nemmeno risposto a chi le domandava come fossero andate le vacanza. Non era diffidente con loro; si sentiva in colpa e li evitava. Finito di lavorare si puniva ammazzandosi in palestra e piscina, per poi rigenerarsi con massaggi in sauna e con la luce viola del solarium. Una volta a casa crollava nel letto, in lunghe dormite senza sogni.
    
    Quando finalmente arrivò all'hotel dell'incontro, l'albergo di Mama Flores pareva lontano cent'anni.
    
    Per l'incontro aveva scelto un completo panna, di lino, con una maglietta sotto la giacca. Niente orecchini: solo una collanina con una giada. La porta dell'ascensore s'aprì in perfetto orario direttamente nella suite ...
    ... affittata dal russo.
    
    Jørgensen le andò incontro in bermuda e camicia e la rimproverò: “Sei in ritardo.” L'accompagnò tenendola per un braccio verso il russo che non accennò nemmeno d'alzarsi dalla poltrona in cui era sprofondato. Era grosso con la testa che pareva fatta per abbattere muri e le mani come due morse: era anche lui in bermuda e sandali, con la camicia stazzonata aperta su una collana d'oro di un paio di chili. Ellen preferì ammirare la vetrata luminosa: alla vista dell'Øresund, con le arcate bianche del ponte e con Malmö all'orizzonte, ebbe l'istinto di fuggire.
    
    Christian la presentò come la dottoressa Ellen, la loro migliore collaboratrice, l'artefice dell'operazione che sai. Il russo non ci credeva che quella figa pazzesca potesse ragionare oltre a far pompini.
    
    Discussero a lungo, in varie lingue, seduti attorno ad un tavolino. Fëdor era seccato e sudava, ma non rinunciava a bere whisky come se fosse tè; lo sguardo era torvo. Ellen, per nulla intimorita, sviscerò puntigliosamente tutta l'operazione, evidenziandone errori e rischi, valutando le prospettive ed elencando le iniziative che aveva preso il loro gruppo per cautelarsi. Sì, disse cautelarsi.
    
    Il russo mormorò rabbioso che gli avevano fatto perdere novanta milioni.
    
    “Fëdor, non puoi dirlo!” intervenne Christian. “Non è vero che li hai persi. Non li hai guadagnati!, è molto diverso. Anzi, se ci ascolti, possiamo dire che non li hai 'ancora' guadagnati! Perché noi intendiamo collaborare con voi. ...
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