1. La porta sul retro. 2a parte


    Data: 08/04/2020, Categorie: Tradimenti Autore: Marla23, Fonte: Annunci69

    ... tornata placidamente alla sua poltroncina in quarta fila accanto a suo marito. Senza fare un fiato. “Assurdo”, pensò.
    
    Il suo sguardo era perso davanti a se, tra il pavimento e la credenza, insieme ad una folla impazzita di pensieri che roteavano vorticosi intorno al letto dove era seduto. Ebbe il dubbio che fosse il letto a girare nella stanza, quando per distrarsi da questa visione irreale tornò inesorabilmente sull’agendina. Girò pagina e lesse la data. “25 aprile”, tre giorni fa.
    
    “Caro Alberto, amore mio, ieri è stata una giornata triste per me. Oggi addirittura sconvolgente. Perché non hai raccolto i miei segnali di disperata ricerca di attenzione e mi hai lasciato da sola con il cuore immerso in un mare di angoscia?
    
    Ieri mattina abbiamo discusso per una sciocchezza, ricordi? Volevi fare colazione davanti al computer dello studio ed io stizzita te l’ho spento e sono tornata in cucina. Era una mattina particolare per me. La sera prima avevo subito un’aggressione violenta nella quale mi ero sentita sola ed indifesa. Tu non potevi saperlo certo ma meritavo almeno la tua compagnia davanti ad un semplice caffè, non credi? Era troppo per me. E ho reagito in quel modo, che a te è sembrato lunatico ed infantile. Ricordi? Non fare la ragazzina, mi hai detto. Io sono corsa in cucina con le lacrime che mi rigavano le guance e tu mi hai raggiunto solo dopo aver bevuto il caffè.
    
    Hai provato ad abbracciarmi mentre mi dicevi di non fare così, che volevi stare con me, che ...
    ... me la stavo prendendo per poco. Mi hai trovato irrigidita, algida. Allora ti sei scocciato, mi hai mandato a quel paese e te ne sei andato via sbattendo la porta. Io sono rimasta a piangere in cucina per non so quanto tempo. Piansi piano, di nascosto, con un carico di stanchezza che gravava sul petto e svuotava ogni speranza. Ho raccolto le poche forze e ho cominciato a vestirmi per andare allo studio.
    
    Non ho mai dato importanza al mio lavoro di segretaria. Era più un passatempo che una reale esigenza. Volevo dare solo l’illusione di essere una donna autonoma.
    
    Eppure mi sono aggrappata a quell’impegno quotidiano come se fosse la cosa più importante del mondo. Mi sono preparata e con freddezza ti ho salutato prima di uscire.
    
    Qualcosa di nuovo è scattato in me. Un desiderio di rivalsa nei tuoi confronti che non avevo mai provato in precedenza. Non era rabbia, solo la voglia irrefrenabile di dimostrare a me stessa che ero ancora una donna piena di risorse, in grado di piacere e conquistare un uomo. Ho preso il biglietto da visita che il bastardo mi aveva infilato nella scollatura del vestito e ho fatto il numero che c’era scritto sopra. L’ho fatto velocemente, per non dare il tempo alla coscienza di fare un passo in dietro. Mi ha risposto una voce profonda e sospettosa. Gli ho detto, ciao, sono quella del teatro, ti ricordi di me? Silenzio, lui era rimasto in attesa senza emettere un suono. Gli ho detto che volevo vederlo, che volevo discutere con lui di quello che era ...
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