1. La marchesina e il manager: debuttanti ma non troppo


    Data: 13/12/2019, Categorie: Sesso di Gruppo Autore: LucasFromParis, Fonte: Annunci69

    ... agenda.
    
    Arrivò quindi l’agognato l’appuntamento. Quello vero.
    
    Seduti al tavolo davanti a nostri cocktail ci trovammo infine faccia a faccia. Avrebbe potuto sembrare un drink fra colleghi dopo il lavoro. M ed io indossavamo completi scuri; lui blu, io grigio. Avrebbe potuto sembrare ma P era un po’ troppo sensuale per essere uscita dall'ufficio. Il suo abito nero la fasciava e ne esaltava la figura elegante. Si muoveva ancheggiando sui tacchi e il suo culo era una calamita per qualsiasi maschio. Le gambe erano lunghe, magre ed eleganti. Furono soprattutto i suoi occhi a colpirmi. Contrastavano palesemente un viso bello ma compito. I suoi occhi brillavano di una luce particolare quando mi guardava e sorrideva. Le osservai le mani. Dita lunghe e affusolate. Ricordo il momento in cui estrasse dalla borsetta il rossetto. Fu una mia sensazione oppure mi stava mandando un messaggio esplicito mentre lo passava lentamente sulle labbra? La corrente di energia saliva lentamente fra noi. Non avevo né dubbi né esitazioni né paure. Cambiai posto e mi sedetti sfacciatamente a fianco della bellissima ragazza. Erano collant o autoreggenti quelle che portava? Lo chiesi provocatoriamente e senza attendere passai la mano sotto il vestito, come se fosse normale, eppure surreale, accarezzare le cosce di una donna sposata sotto lo sguardo compiaciuto del marito. Sentii il pizzo. Non mi fermai; la pelle del suo interno coscia era tiepida liscia e fremente. Fu brava e non fece trapelare nulla. ...
    ... Ma chissà quali sensazioni le attraversarono la mente in quell'istante. A lei e anche a lui. Il diaframma si ruppe. Eravamo passati improvvisamente dall'altra parte della linea d’ombra. Tutti e tre. Quando ci alzammo ammirai ancora una volta il suo culo ondeggiare e vi appoggiai la mano con decisione. Sapevamo tutti quello che sarebbe successo. Non serviva dirlo. Era tutto così maledettamente spontaneo.
    
    L’ascensore di casa mia è angusto. Maledettamente e pericolosamente angusto. P non aveva scampo e lo sapeva. Il suo corpo era nella morsa dei nostri corpi. Baciò il marito e si abbandonò alle mie mani che le alzavano il vestito e alla mia bocca che le tormentava la nuca. Ci ricomponemmo il tempo di entrare a casa e stappare una nuova bottiglia. Feci sedere P sul divano e mi posi al suo fianco. M scelse d’istinto una sedia per fronteggiarci. Non era cuck, su questo punto avevamo discusso a lungo e con franchezza. Sapevo esattamente cosa desiderasse lui. Cosa desiderasse lei. Lo sapevo perché si era creato dialogo e fiducia da settimane. Lo sapevo per intuito. Lo avvertivo come un animale selvaggio. La tensione cresceva ogni istante. La famosa pentola a pressione stava per esplodere. Chiesi a M il permesso di baciare sua moglie. P si chinò e mi sfiorò le labbra con leggerezza. “Non siamo alle elementari” dissi beffardo. La stavo sfidando, volevo portarla a limite. Esitò per un attimo; poi torno verso il mio viso. Questa volta si abbandonò a un bacio vero, pieno di passione e ...
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