1. Il condominio - capitolo quarto


    Data: 04/12/2019, Categorie: Etero Autore: Giangi57, Fonte: Annunci69

    ... automaticamente Dionigi.
    
    «Giusto, grazie. Quello che signora Liuko vorrà.
    
    «Forse niente, chissà, dipende. Accetti, allora?».
    
    «Va bene, accetto», si arrese Dionigi.
    
    «Una condizione», avvertì Masaki. «Tra poco scende mia signora Joko con macchine per fotografie.
    
    Lei fa a te una piccolo foto. Se piccola foto piace signor Tobashie signora Liuko tu hai tre milioni per lavoro poco faticoso e molto piacevole. Okay?».
    
    «Non mi piace che le mie foto vadano in giro», obietto Dionigi.
    
    « No problem», assicurò Masaki. «Tua faccia non riconoscere nessuno, no problem. Però tu fare piccola foto. Si? Okay?».
    
    «E va bene, occhei, occhei», si arrese Dionigi.
    
    «Molto bene. Bravo Dionigi. Posso usare citofono?», Al cenno di assenso chiamò al citofono il suo interno, parlò brevemente in tono di comando, evidentemente con la moglie, in giapponese. Dopo aver riattaccato disse a Dionigi. «Mia signora scende subito per piccola foto. Se tutto okay tu domani tre milioni. Arrivederci, Dionigi».
    
    Se ne andò svelto, lasciando perplesso Dionigi. Che significava che 'sua faccia non riconoscere nessuno'? Forse la signora Joko lo avrebbe ripreso di spalle?
    
    Dieci minuti dopo la vide uscire dall'ascensore Era in kimono e babbucce e reggeva un treppiede e una macchina fotografica. Sembrava finta, il volto era quello di una bambola di porcellana. Le aprì la porta della guardiola ma lei sorrise e negò col capo: «Tua casa, non qui. Possibile?». Invece di parlare sembrava che ...
    ... cinguettasse. Dionigi mise il solito cartello bene in vista e la fece entrare in casa. Lei si guardò intorno incuriosita. «In tua casa niente luce? Niente fiori?».
    
    «Eh, signora, siamo a livello di marciapiede», spiegò Dionigi.
    
    «Allora flash», decise lei, osservando l'ambiente. Piazzò il treppiede, vi mise sopra la macchina Polaroid e, sopra la macchina, posò un guanto di nero e una bustina.
    
    «Tu in piedi, poco in qua... ancora... basta, così okay», diresse poi Dionigi mentre regolava l'altezza del cavalletto. A lui pareva che fosse troppo basso, comunque la fotografa era Joko Masaki, si arrangiasse. Lei applicò una lunga peretta che comandava lo scatto e andò a mettersi a fianco di Dionigì, controllò, pareva che tutto andasse bene. Con qualche stupore Dionigi osservò che adesso infilava il guanto di pizzo sulla mano destra, prendeva la misteriosa bustina...
    
    «Ora giù i pantaloni, Dionigi». Lui ebbe un soprassalto, credette di aver capito male, la guardò come un allocco. «Io fotografa tuo organo maschile. Capito? Non tua faccia. Tuo organo».
    
    «Oh cazzo!», si lasciò sfuggire Dionigi, esterrefatto.
    
    «Ecco, tuo cazzo», approvò lei con un sorriso grazioso.
    
    «Non tua faccia. Tuo cazzo. Per signora Liuko. Capito? Okay?».
    
    Che diavolo! per capito aveva capito ma era imbarazzato, un po' in vergogna di fronte a quella giapponesina minuta. Ora capiva anche perché il marito aveva detto «no problem. Infine si disse che il suo cazzo era anonimo, mica ci aveva scritto il nome e ...
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