1. Preso dall’entusiasmo


    Data: 29/11/2019, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... storie scandalose. Eravamo seduti uno di fronte all’altra a un tavolino defilato coperto da un’ampia tovaglia e ogni tanto il suo piede lasciava la scarpa per dirigersi verso il mio e da lì risalire la gamba per arrivare alla coscia e infine riposarsi sulla rotondità del mio esuberante sesso.
    
    In quell’occasione eravamo un po’ alticci per il corposo vino ingerito, un po’ eccitati dalla gioia di ritrovarci e per aver subito instaurato quella deliziosa intesa, giacché avevamo perso qualche freno inibitorio, tanto che a un certo punto io arrivai a tirarlo fuori per farlo accarezzare dal suo caldo e agile piede. Lei, che come previsto m’aspettava, non perse tempo e liberando anche l’altro piede dall’impedimento della scarpa, s’allungò verso di me per accarezzarlo muovendo su di lui le sue smaliziate dita come se fosse un inconsueto e raro strumento musicale, Io mi ritrovai a mangiare con la mia compagna che con le affusolate mani armate di forchetta e di coltello attendeva al suo pasto, portando in bocca e assaporando con evidente delizia le prelibatezze umbre, e con i suoi ancora più affusolati piedini massaggiava con i tempi giusti e misurati, avendo la cura di non fare mai arrivare al culmine del piacere il mio inesausto uccello. Quella che consumammo fu una cena celestiale e meravigliosa: io godevo nello stesso momento dei piaceri della gola e della lussuria, alternando le delizie dell’alcova a quelle del cibo e inebriandomi delle due in un sublime parallelismo.
    
    In ...
    ... questo stato di grazia arrivammo alla fine della cena e al momento di lasciare la tavola mi ricomposi e mi rialzai con riluttanza, anche se impaziente d’uscire per raggiungere il nostro nido d’amore e vedere come lei avrebbe reagito alla situazione e a quali fantasie amatorie avrebbe escogitato il suo estro. Arrivati sulla collina di Spoleto godemmo anche dello spettacolo illuminato della cittadina ai nostri piedi, coronando romanticamente quella fantastica serata, in seguito entrammo nel convento con la chiave, che i previdenti frati mi avevano donato, sennonché lei mi manifestò:
    
    ‘Dove andremo a finire’ – sussurrandomi incuriosita, con il tono della voce che già tradiva svelando la partecipazione che m’aspettavo.
    
    Lei aveva già capito tutto e si comportava di conseguenza, così attraversammo quei corridoi deserti e silenziosi, con quelle alte volte in cui s’aprivano le basse e massicce porte delle camerette, affiancate da piccole finestre che nascondevano la ruota, l’unico veicolo di comunicazione con il mondo esterno nei momenti di clausura. Bettina, come avevo previsto, trovava tutto ciò molto eccitante, mettendo in atto funzioni e prestazioni per niente adeguate al luogo: si fermava d’improvviso e mi baciava con ardore, prendendo le mie mani e portandosele sul seno prosperoso, oppure infilandole dentro il microscopico tanga da sopra la gonna. Mi sembrava giusto che richiamasse la mia attenzione, a tavola eravamo entrambi concentrati su di lui e lei era stata un po’ ...
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