1. A volte le cose accadono – versione integrale


    Data: 29/10/2019, Categorie: Etero Autore: Dulcinea, Fonte: RaccontiMilu

    No, davvero ti ho detto questo?’
    
    ‘Ti giuro, mi hai detto esattamente queste parole’
    
    ‘Certo che devono averti veramente colpito, se te le ricordi dopo 25 anni!’
    
    La mia conversazione con Marco è cominciata così: da un post su Facebook in cui questo amico delle medie mi salutava chiedendomi: ‘Come sta la compagna di marciapiede’Al tempo delle medie??? (detto così ‘compagna di marciapiede’ non suona nemmeno troppo lusinghiero come ricordo!!!)
    
    In effetti alle medie io e Marco tornavamo sempre a casa insieme: io lo lasciavo sulla porta di casa e poi me ne andavo, tagliando per il campino di calcio e piegata sotto il peso immorale del mio zaino Invicta, a pranzo da mia nonna.
    
    Ci siamo conosciuti l’estate della prima media, in un parco che sarebbe poi diventato il punto di ritrovo di tutta la nostra adolescenza.
    
    Lì, in quel parco, mi sono innamorata per la prima volta.
    
    Ricordo le parole che Marco mi rivolse la prima volta che mi parlò: ‘Di viso non sei un granchè, ma hai un personale!!!’.
    
    ‘Personale”era un vocabolo che avrebbe usato mia nonna invece di dire ‘fisico’ (parola alla quale avrebbe dato, sicuramente, una sfumatura peccaminosa), non un ragazzino sfrontato con la frangia troppo lunga, a cavallo di una bicicletta BMK scassata e tenuta insieme con lo scoth e tanta speranza.
    
    In ogni caso ero davvero carina!
    
    All’epoca, avrò avuto 12 anni al massimo, indossavo senza pudore o vergogna, un paio di pantaloncini di jeans sfrangiati e cortissimi, che ...
    ... arrivavano sì e no a coprire metà gluteo e sopra, un top in pizzo di san gallo bianco che metteva in risalto un dato innegabile: avevo due tette esagerate per una preadolescente.
    
    Fisicamente dimostravo sicuramente di più dei miei pochi anni e ad oggi comprendo le occhiate che mi mandavano anche i ragazzi più grandi i cui commenti espliciti e talvolta volgari, finivano sempre per farmi arrossire e battere in una risentita e vistosamente imbarazzata ritirata.
    
    Ad ogni buon conto di quel periodo mi è rimasto addosso il ricordo del profumo dei fiori di tiglio, le lunghissime ed estenuanti corse su e giù per il parco, le ginocchia graffiate per le cadute da un’improbabile bicicletta mentre tentavo di fare ‘il percorso’ come i maschi, i ghiaccioli Algida a 500 lire, Madonna che canta ‘True Blu’, due occhi verdi che, potessi vivere ancora cento anni, non dimenticherò mai e una parola ‘personale’ che ha subito riaperto uno squarcio temporale quando colui che l’aveva pronunciata 25 anni prima è improvvisamente e inaspettatamente ricomparso nella mia vita.
    
    ‘Senti, Miki, carpe diem’ti va se ti offro un caffè oggi pomeriggio’così mi faccio perdonare per quella battutaccia!!’
    
    ‘Sì vabbè Marco’per farti perdonare, non basterebbe un Don Perignon del ’56! Comunque, sono generosa nell’elargire il mio perdono, quindi accetto!’.
    
    Ci siamo dati appuntamento in un bar vicino al mio ufficio, quello in cui mi conduco ogni mattina verso le dieci per tentare di riappropriarmi tanto degli ...
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