1. Estemporaneità Provenzale


    Data: 24/10/2019, Categorie: Etero Lesbo Sesso di Gruppo Autore: DukeGB, Fonte: RaccontiMilu

    ... piccola piazza della “gare”.
    
    – Uuuh Uhuuh Gabriel !!!
    
    E la sua manina a richiamarmi nel tipico saluto suo.
    
    Ci abbracciammo dopo tanti anni di lontananza e con la sua montagna di domande, di spiegazioni, di agitamento. Sì era proprio lei Anne-Marie, un piccolo tornado, e la ritrovavo com’era tale quale ad allora.
    
    Caricato il bagaglio e saliti, spronò tutti i cavalli sgommando verso la periferia della città, ove aveva trovato questa tipica casettina provenzale, con la piscina privata, e non so che facesse di lavoro lei che si arrangiava di qua e di là nel campo della moda, sempre in movimento sempre attiva.
    
    – Ti ricordi di Anaïs?
    
    Subito mi tornò alla mente quella piccola bimba di otto anni, che poco le assomigliava.
    
    – Si, certo come sta? Risposi.
    
    – Un bel po’ più grande, cher Gabriel, mi rispose.
    
    – Quanti anni ha oramai? Le chiesi.
    
    – Beh quando ci siamo conosciuti ne aveva sei ed era il 2003 no! Il 2002, ti ricordi? Verona! Mantova!. Andai con la mente a quel tempo ed ai bei momenti trascorsi insieme.
    
    – Per cui. Le dissi.
    
    -Oramai una signorina!.
    
    – Ah oui!
    
    – Altroché signorina!
    
    – Ne dimostra di più, ma testa poca, come tutte a quest’età.
    
    Nel mentre sfrecciava fra le strette stradine del paesino con tutte case basse seminascoste da alte siepi che creavano privacy ed ombra in quella regione cosi soleggiata. Dopo pochi minuti ma molte più curve, imboccò una stradina sterrata che si perdeva nella folta macchia mediterranea verso un ...
    ... posto isolatissimo. Con l’azionamento da telecomando varcammo il grande portone per giungere sul retro della piccola casetta dal tetto basso e dal tipico stile provenzale.
    
    La voce stridula di Anne-Marie squarciò quel silenzio spettrale condito solo dall’incessante frinire delle cicale, chiamando ripetutamente sua figlia. Entrammo in casa ma di Anaïs nemmeno l’ombra. Lasciato il trolley nel soggiorno seguii Anne-Marie all’esterno sul praticello ben tenuto che accerchiava una piccola piscina sul cui bordo stava mollemente allungata su una sdraio Anaïs, cuffie in testa ed occhi semichiusi. Un microscopico costumino due pezzi serviva più a giustificare il capo che non al coprire due seni acerbi ma già prorompenti, e l’albicocca modellata perfettamente dal tessuto quasi trasparente.
    
    Anne-Marie toccò la spalla della figlia per destarla dal suo mondo. Questa, girando la testa verso noi non si scompose nemmeno più di tanto se non nel togliersi la cuffia ed allargare le gambe per meglio sistemarsi sulla sdraio. Il mio sguardo, fortunatamente coperto dagli occhiali era subito corso nel suo intercosce messo bene in mostra dalla grande difficoltà del tessuto dello slippino al nascondere quel piccolo paradiso.
    
    Un semplice ciao seguì la lunga spiegazione di Anne-Marie che tentava di rammentare alla figlia chi fossi. Le risposi allo stesso modo, mentre Anne-Marie rimproverava la figlia della sua apatia. Mi accompagnò poi al primo piano nella piccola cameretta destinatami, e mentre ...
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