1. Il bello addormentato nel bosco - 1


    Data: 08/10/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    C’era una volta… A proposito, c’avete fatto caso che le favole c’erano sempre “una volta” e mai che ci siano anche adesso? Forse è per questo che i nostri sogni sparano a vuoto e le nostre aspettative finiscono nel nulla. Vabbè…
    
    C’era una volta, dunque, in un reame lontano ai confini dell’orizzonte, un re e una regina che vivevano felicemente e regnavano nella gioia e nel diletto dei loro sudditi. C’era, però, un’ombra che offuscava la loro letizia: per quanti sforzi facessero, per quanto ci dessero dentro con foga tutte le notti, il re e la regina, ahimé, non riuscivano ad avere un erede.
    
    Eppure le analisi fatte li davano entrambi fertili; allora si erano rivolti ai migliori luminari del settore, avevano tentato l’inseminazione artificiale, la fecondazione in vitro, niente: gli spermatozoi del povero re non riuscivano mai a trovare la strada verso gli ovuli della povera regina. Si erano rivolti anche a maghi e fattucchiere, che avevano fatto bere ai due poveretti i più disgustosi intrugli, gli avevano spalmato i genitali di unguenti nauseanti prima e dopo la consumazione: tutto inutile. Alla fine, decisero di fare un pellegrinaggio al santuario di santa Vereconda.
    
    Santa Vereconda era una fanciulla, che un giorno, durante una scorreria dei ferocissimi unni, si era sacrificata per salvare le sorelle, affrontando da sola l’orda dei barbari, i quali l’avevano violentata senza neanche toglierle le mutande. Le quali Mutande erano appunto conservate nel santuario, sorto ...
    ... nel luogo del sacrificio, e si diceva che avessero proprietà miracolose, fra cui quella di favorire il concepimento.
    
    Un bel giorno, quindi, il re e la regina, vestiti da penitenti con un sacco di iuta stretto in vita da una fune, si incamminarono loro due da soli,verso il lontano santuario, mangiando il pane ricevuto in elemosina e bevendo l’acqua dei ruscelli: e poi dice che non si fanno sacrifici per avere un figlio! Ovviamente, dovettero astenersi anche da contatti carnali per tutto il percorso, tanto che alle fine, il povero re doveva camminare quasi piegato in due per i peso dei coglioni e il dolore pulsante al basso ventre.
    
    Come Dio volle, giunsero al santuario, accolti con tutti gli onori dalla badessa delle mutandine, così infatti si chiamavano le monache che curavano il santuario. Dopo essersi rifocillati e rinfrescati, la regina indossò le Mutande sbrindellate di santa Vereconda e i due sposi andarono a letto, dove successe quello che doveva succedere.
    
    Ora, che possiamo dire? fossero le virtù miracolose delle sante Mutande, fosse la potenza selvaggia degli antichi spermi barbarici sopravvissuta in qualche fibra del tessuto, fosse la sovrabbondanza del seme generativo che quella notte scaturì dalle regali palle, sta di fatto che nove mesi dopo la regina partorì fra l’esultanza generale un bellissimo maschietto, battezzato con il nome di Carlino.
    
    Alla festa per il battesimo furono invitate tutte le buone fate della foresta, ognuna delle quali fece dono al ...
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