1. Tra Vecchio e Nuovo - Zia e Nipote - Capitolo V


    Data: 12/08/2019, Categorie: Incesti Autore: Raccontatore, Fonte: EroticiRacconti

    ... fondo nero di caffè, nello stesso modo in cui sperava di insaponare e sciacquare via i suoi problemi dalla testa. La vita sarebbe stata più semplice con una spugna e del sapone in mano con i quali levare le macchie che non ci piacciono, pensava. E così assorto nel turbinio della mente, aveva assunto un’espressione corrucciata e deforme nel viso. Erano le quattro del mattino e al bar non c’era più nessuno. A quell’ora il suo collega Antonio diventava loquace anche se quello era il peggior giorno possibile per fare conversazione con Matteo. Eppure Antonio non si curava molto di quanto il collega intervenisse, a lui piaceva parlare fino allo sfinimento. Era la classica persona più adatta ai monologhi che ai dialoghi, non a caso voleva diventare prete per recitare le messe. Dare consigli di vita agli altri era la sua missione sacra, disattenderli lui stesso la sua ironica maledizione. In quel momento aveva cominciato a parlare proprio di quello. Della sua vicinanza alla chiesa, dei suoi anni da chirichetto, di quanto avesse imparato un sacco di versi della bibbia e dei vangeli a memoria, ma che ora ne ricordava pochi. Delle sberle dei preti che volevano raddrizzarlo e di quelle del padre che volevano punirlo. Matteo ascoltava distrattamente. Tutto quello non aveva molto a che fare con lui e con i suoi pensieri, ma perlomeno quella cantilena lo teneva un minimo lontano dai suoi tormentati dubbi.
    
    “Ma sai che c’è Matteo? Te lo dico io perché alla fine prete non mi ci sono ...
    ... fatto. Te lo confido solo a te e voglio che mantieni il segreto. Lo sapremo solo noi due e Dio, che lo sa da molto tempo.” Fece Antonio mentre guardava in controluce un bicchiere con lo scopo di trovarci possibili macchie, prima di posarlo sullo scaffale.
    
    Matteo finì di sbadigliare prima di rispondere, poi parlò. “Sarò muto come un pesce, Antò. Dimmi tutto.”
    
    “Prete non mi ci sono fatto perché non era destino mio, non finché ho tutta questa carne intorno allo spirito. Ma sai che c’è? Gesù lo disse già: lo spirito è pronto, ma la carne è debole. E ci ho pensato molto fino ad ora. Dio sa le mie debolezze e mi ama lo stesso. Io prego perché so le mie debolezze. Sono un peccatore, tutti lo siamo. Ma a Dio questo non importa sai? Lui ci ama lo stesso.” Antonio parlava di queste cose sempre con un tono sacrale, da omelia. Effettivamente era coinvolgente quando lo faceva, ma stavolta la sua voce era ancora più profonda e nel silenzio del bar, quelle parole catturarono tutta l’attenzione di Matteo.
    
    “La carne è debole.” Ripeté Matteo. “Ma non ti sembra una giustificazione? Facile così, non trovi? Io pecco e Dio mi perdona comunque. Perché dovrei smettere di peccare?” Chiese Matteo, veramente interessato una volta tanto.
    
    “E’ qui che sbagliano tutti. Dio non ci chiede di smettere, ci chiede di essere coscienti e di provare. Ma il peccato lo tollera, lo accetta, altrimenti non ci avrebbe dotato di libero arbitrio. Non ci ha creati per farci limitare! Ma tu guarda che casino sui ...