1. Alcol e sigarette - 2


    Data: 05/08/2019, Categorie: Etero Autore: Browserfast, Fonte: EroticiRacconti

    Quando torno di sopra ovviamente Filippo, il biondino, è lì di nuovo al suo posto insieme al suo amico. Il modo in cui mi guarda dice tutto e sinceramente un po’ mi indispettisce il fatto che Massimo gli abbia spiattellato ogni cosa. Invece di fare la faccia incazzata, però, la mia reazione è quella di scoppiare in una risata mentre prendo posto sullo sgabello al bancone. E’ conclamato: sono ubriaca. Il contatto con il sedile mi ricorda che sotto non ho più nulla. Ci deve essere qualcosa che mi porta a fidarmi di questi due e che mi spinge a lasciar cadere ogni barriera. Perché è noto che l’alcol mi fa di questi scherzi, ma è anche vero che di solito un po’ di pudore cerco di conservarlo. E invece no, niente.
    
    E non è nemmeno che voglio recitare la parte della fatalona o della gran troia. O di tutte e due le cose insieme. Ma nemmeno per niente. Mi sento come se fossi in compagnia di due coetanei con i quali, per dire, siamo andati in giro a far suonare i citofoni per scherzo. Il sesso, il pompino appena fatto a Massimo, c’entra fino a un certo punto. O meglio, c’entra, ma almeno per me non è l’ingrediente centrale della serata.
    
    - Davvero...? – mi chiede Filippo guardandomi allibito, circospetto, a bassa voce.
    
    - Be’ mettiamola così – rispondo dopo essermi quasi piegata in due dal ridere, più che altro per la faccia che continua ad avere – il mojito non è l’unica cosa che ho nello stomaco.
    
    - E io? – fa Filippo guardandomi e fingendo di mettere il broncio.
    
    - ...
    ... Eeeh... – sospiro – tu vai a fumare, lo sanno tutti che il fumo fa male...
    
    Altre risate sceme da parte mia e di Massimo, mentre il biondino continua a squadrarmi a lungo.
    
    - Senti – mi dice a bassa voce e avvicinandosi – mi fa un po’ schifo perché non è la mia e sono anche un po’ invidioso, ma hai della roba bianca tra i capelli.
    
    Mi ci passo le dita diventando improvvisamente seria ed esclamando “oh cazzo” finché non sento l’appiccicume e mi ripulisco chiedendogli con lo sguardo se adesso lo sporco sia sparito. Invece di succhiarmele, però, stavolta le dita le asciugo su un tovagliolino di carta.
    
    - Beh, sai come si dice – fa il tatuato – uno schizzo tra i capelli è un apostrofo bianco tra le parole “ti scopo”...
    
    Torna la sghignazzata alcolica e torna la faccia ostentatamente imbronciata del biondino. Tendo la mano verso il suo braccio nel gesto tipico del “dai non te la prendere” e quando lo tocco mi sembra di toccare un sasso. “Cazzo, che bicipite”, penso. Non gli dico nulla, stavolta, ma quel contatto mi lascia dentro una strana sensazione.
    
    Per qualche minuto non facciamo altro che dire cazzate e riderci sopra. Poi Massimo ha una buona idea: se ci mettiamo seduti a un tavolo e ordiniamo qualcosa stiamo più comodi e possiamo continuare a bere. Ovviamente, mi dice ancora una volta “offriamo noi”. E ci mancherebbe altro. E non solo perché ti ho appena succhiato il cazzo. D’accordo, sarei abbastanza ubriaca per dirgli anche questo, ma non lo dico.
    
    Ci sediamo a un ...
«1234...»