1. Incontro al bar


    Data: 23/09/2017, Categorie: Etero Autore: Mr.Goodbye, Fonte: EroticiRacconti

    ... aprire le braccia e stringerti a me. Non con malizia, ma con sincero affetto. Esiti un attimo prima di rispondere al gesto. Quando ci ricomponiamo mi guardi perplessa.
    
    “Tu… che abbracci?”
    
    “Te l'avevo detto, ho lavorato su alcuni aspetti di me stesso.”
    
    “Sì, ma così mi stupisci.”
    
    “Stupisco prima di tutti me stesso. Ma ora andiamo dentro, si congela qui fuori.”
    
    Camminiamo accanto, iniziando a chiacchierare. Apro la porta e ti lascio passare. Solo in quel momento mi rendo conto che hai messo la gonna e le calze. Collant o autoreggenti? Ti rovescerei su un tavolino per scoprirlo. E, conoscendoti, non riesco a credere che tu le abbia indossate senza sapere che mi avresti incuriosito.
    
    Due caffè.
    
    Il bar è deserto a quest'ora.
    
    Ci sediamo al primo tavolino che ci ispira. Mi tolgo la giacca, tu la mantella e resti con un pesante maglione bianco. Ti siedi e ti noto accavallare le gambe. E se te le aprissi? Resisto alla tentazione, l'occhio non cade. Io giro la sedia e mi metto comodo di lato rispetto al tavolino.
    
    Riprendiamo le chiacchiere.
    
    Ti parlo di me e di quello che ho fatto in questo tempo. Evito con cura qualsiasi genere di contatto fisico. Ho paura della scossa che mi potresti darmi se la nostra pelle si sfiorasse. Mi chiedi della mia compagna, ti dico che l'ho cambiata. E tu muovi le gambe, metti entrambi i piedi a terra e unisci le ginocchia. Un caso? O l'hai fatto apposta sapendo che avrei ricordato quella sera in cui andammo a fare l'aperitivo ...
    ... e ti proibii di chiudere le gambe?
    
    Mi parli di te, del tuo lavoro e del tuo ragazzo. Quando affronti l'argomento casa e il fatto che non vivete ancora insieme mi metti una mano su una coscia. Io ignoro il gesto, ma avrei tanta voglia di prenderti, spingerti contro il muro e prenderti.
    
    Guardi il telefono.
    
    “Ti chiedo scusa, ma ora devo andare.”
    
    “Non c'è problema, figurati!”
    
    Mi alzo e indosso la giacca. Mentre aspetto che tu ti sistemi guardo il telefono, curioso di sapere quanto tempo sia trascorso. Più di mezz'ora. Sono sorpreso.
    
    “Eccomi.”
    
    Pago i caffè e usciamo. Arrivare alle auto è questione di un attimo.
    
    “Scusa se interrompo così l'incontro, ma devo andare a prendere il mio ragazzo.”
    
    “Tranquilla, dovevamo solo prendere un caffè.”
    
    Ma in un angolino di me mi chiedo perché hai dovuto sottolinearlo.
    
    “Sicuro?”
    
    “Sicuro. Un abbraccio?”
    
    “Ci sta.”
    
    Ci abbracciamo e ci scambiamo due baci sulle guance.
    
    “Mi ha fatto piacere rivederti.”
    
    “Anche a me.”
    
    Tempo scaduto. Mi giro, salgo in auto e mi metto un attimo al telefono.
    
    Un attimo dopo la portiera del passeggero si apre e sali a bordo. Ti guardo sorpreso.
    
    “Beh?”
    
    “Pensavo una cosa…”
    
    “Dimmi.”
    
    Le tue ginocchia sono scostate. In un certo si può dire che hai le gambe aperte.
    
    “Tu hai pagato entrambi i caffè. Non dovevi.”
    
    Posi la mano sulla leva del cambio. Proprio lei. Proprio quella che ti sei scopata mentre io, seduto dietro, ti guardavo.
    
    “Ma scherzi!”
    
    “Dovremmo ...