1. Fotografare quegli attimi


    Data: 10/07/2019, Categorie: Sensazioni Sesso di Gruppo Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... scottava la mia schiena, pensai come comportarmi con Matteo. Mi sforzavo d’immaginare una conversazione, un incontro, una normalissima serata con lui, che d’ora in avanti non sarebbe più stata tanto normale. Cercavo di visualizzare il volto del mio più caro amico, quando una voce leggermente addormentata mi diede il buongiorno. Lei era ancora nuda e intorpidita dal sonno, però era già bellissima, s’infilò nella doccia insieme a me e iniziò a baciarmi e ad accarezzarmi dolcemente. Quando le sue mani iniziarono a scivolare insieme all’acqua sul mio corpo, all’improvviso vidi Matteo. Lui era lì, in piedi davanti a me, nella mia testa, dato che subito mi bloccai e di corsa uscii dalla doccia:
    
    ‘Scusami Teresa, io devo proprio andare’.
    
    ‘Devi proprio? Dici sul serio?’.
    
    Senza risponderle io sorrisi un poco sforzandomi e ancora bagnata entrai in camera per vestirmi per scappare via. Non avevo idea di cosa fare, le mani si muovevano prima che il cervello comandasse loro che cosa compiere, mi sentivo eccezionalmente insolitamente derubata, rallentata e vuota, perché una parte di me sarebbe corsa da lei ancora sotto la doccia per dirle quanto il mio cuore impazziva di gioia, ma l’altra parte di me aveva solamente voglia di nascondersi, di chiudersi in una camera buia e restare in silenzio per ore. La cosa più terribile, era non avere la possibilità di poterne parlare al mio migliore amico, in quanto non potevo esprimermi né sfogarmi in nessun modo, così decisi di tornare a casa ...
    ... e di rimettermi a letto. In quella circostanza chiusi tutte le finestre impedendo alla primavera d’entrare nella mia camera, perché volevo interrompere ogni contatto con il mondo, staccai pure il telefono e spensi il cellulare, per ore restai abbracciata al cuscino pensando al nulla. Il vuoto fluttuava nella testa, occupando sempre più spazio e cacciando via ogni pensiero, fissavo le fotografie appese alla parete così passivamente, che sembravano essere diventate di nuovo dei piccoli e scuri negativi ancora da sviluppare, poiché non avevano più colori né forme né strutture, poi quando per un istante m’accendevo, riprendevano le loro sembianze riportandomi a quei momenti.
    
    Io non mi ero mai accorta prima d’allora, che appoggiata al guanciale alcune ombre e luci della mia stanza assomigliavano a delle facce sorridenti, erano inquietanti e nonostante fossero simili a dei sorrisi quelle bocche esprimevano solamente avvilimento, sfiducia e tristezza, sennonché m’addormentai per diverse ore senza sognare. Dormii così profondamente che a un certo punto scrollai il corpo per paura di morire, poi precipitai ancora nell’oblio di quella stanza e mi rilassai definitivamente. Erano passati ormai sette giorni dall’ultimo incontro con Teresa, in quanto non avevo ancora ripreso la mia vita, poiché il cellulare e il telefono erano ancora staccati. Stavo leggendo un libro di cucina, negli ultimi tempi mangiavo poco e per nutrirmi mi bastava guardare le illustrazioni fotografiche, perché mi ...
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