1. Con me.


    Data: 04/07/2019, Categorie: Cuckold Etero Autore: wutternach, Fonte: RaccontiMilu

    Quando ho trovato quel messaggio sul suo cellulare mi è venuta una fitta allo stomaco. Lei stava facendo la doccia e il suono del suo telefono mi ha attratto. Ho guardato e sul display è apparso per poco il messaggio. Inequivocabile. Ho tenuto la cosa per me, non volevo lasciarle sapere che avevo capito. Le ho detto che sarei uscito a comprare qualcosa. Ho passeggiato per un’oretta poi sono rientrato. Ho fatto come se niente fosse, tutto è rimasto come sempre. Vita tranquilla di tutti i giorni, con la sola differenza che io cercavo di sapere, mi appostavo per provare ad aprire il suo telefono, senza che se ne accorgesse. Un giorno ho potuto farlo, ho aperto mentre lei era scesa in macchina dove aveva dimenticato una busta della spesa. Ho aperto i messaggi e ne ho letti diversi. Del suo collega. Del collega che la scopava, che le diceva quanto era sensuale, quanto era brava, quanto lo faceva impazzire di desiderio. E ho letto i suoi, al collega. Di quanto avesse voglia di lui, di quanto non vedeva l’ora. In uno gli chiedeva come avrebbe voluto che si vestisse il giorno dopo per vedersi. Mi eccitava molto saperla così. Eppure non sembrava diversa dal solito con me, scopavamo, stavamo bene. Era come se per lei non fosse cambiato niente. Non sapevo da quanto si vedevano, sapevo che era una cosa abbastanza regolare. Ma non era cambiato niente.
    
    Leggere quei messaggi mi aveva eccitato. Ho sentito aprirsi la porta, ho lasciato il telefono e sono andato verso di lei. Sorrideva, ...
    ... naturale. L’ho abbracciata, mi ha abbracciato. L’ho baciata, con passione, con voglia. Ha fatto lo stesso. Abbiamo scopato, sul divano, in ingresso. Con una passione particolare. Mi eccitava scoparla pensando che era stata con un altro. Mi piaceva farle sentire com’ero io, sentire che ancora godeva quando entravo dentro di lei e spingevo deciso. Dopo un paio di giorni mi ha detto che la sera sarebbe uscita con delle amiche. Era chiaro che avrebbe visto lui. Lo era da come si era vestita, dalla gonna al ginocchio che aveva indossato, da come aveva messo attenzione nel truccarsi, da come mi aveva detto di non aspettarla, perché le sue amiche avevano intenzione di fare tardi. Ho sorriso, ho aspettato che uscisse. Ho preso un bicchiere di vino e sono uscito in terrazza, con una sigaretta. Poi ho digitato “so che non sei con le tue amiche. Non ne voglio parlare quando torni, non nei termini del marito incazzato e deluso. So con chi sei e cosa fai, più o meno. Voglio che tu faccia quello che ti piace fare”. Ho aspettato, dieci, venti minuti. Ho immaginato la sua faccia, il suo stupore, l’agitazione che l’ha percorsa. Poi è arrivata la risposta. “Mi dispiace. Spero che tu non ne stia soffrendo. Perché io amo te”. Ho preso un’altra sigaretta, un altro bicchiere di vino e ho scritto. “anche io amo te. Ho sofferto un po’, sì. Ma solo perché mi hai tenuto all’oscuro. Non farlo più, condividi tutto con me e non soffrirò, anzi…”. Abbastanza diretto, abbastanza esplicito, sincero. Mi è ...
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