1. Arrestata


    Data: 11/06/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Evoman, Fonte: EroticiRacconti

    Il lunedì mattina non è mai una festa, ma quel lunedì mi appariva più nero. Dalla finestra filtrava solo una lieve luce, la luce di un'alba di nebbia. Decisi di stare a letto ancora un poco, ma per disgrazia mi addormentai. Oltre alla nebbia così ora avevo anche la fretta di arrivare al lavoro.
    
    L'auto procedeva sui viali alberati della città ancora addormentata. Qualche passante scivolava dentro le prime panetterie aperte, altri correvano alla fermata di qualche autobus. Nulla di particolare. Alla circonvallazione presi per l'autostrada. Ogni mattina era sempre la stessa storia. Scommetto che se avessi lasciato il volante la mia auto avrebbe saputo alla perfezione la strada.
    
    Ero in ritardo... quel ritardo mi sarebbe costato un'ora in più in ufficio la sera e non ne avevo la minima voglia. Lui mi aspettava a cena. Niente ritardi.
    
    Ad un tratto vidi più in là un posto di blocco, segnalato a mala pena dalle luci accese della volante. Un attimo... e vidi la paletta abbassarsi e la mia cena allontanarsi. "Caspita che fregatura... mi faranno perdere altro tempo". Mi fermai. Vidi i due poliziotti avvicinarsi. Uno alto e piuttosto corpulento e un altro giovane dall'aspetto marziale.
    
    "Libretto e patente".
    
    Queste sono le ultime parole che ricordo prima di essere catapultata in un incubo. Mi trovai ammanettata nell'auto, diretta verso chissà dove. Vedevo in lontananza la mia auto con i fari accesi parcheggiata a lato della strada. Anche lei sembrava incredula di quanto mi ...
    ... stesse accadendo. Continuavo a ripetermi che non era possibile, e accennavo a parlare, a cercare un perché... ma entrambi stavano zitti e l'unica reazione che feci scattare fu un "zitta".
    
    L'auto si fermò. Mi guardai intorno. Non era il posto di polizia dell'autostrada, e neppure un posto civile... era simile a una palazzina di vecchio stile. Sembrava una nota stonata in quel posto. Non c'erano altre case vicine, solo prati coperti di nebbia. Mi fecero scendere dall'auto e quello più giovane mi accompagnò dentro, mentre sentivo laltro corpulento ripartire. Non si erano scambiati una parola tra di loro, sembrava sapessero esattamente cosa dovevano fare, e cosa pensassero. Dentro capii di essere arrivata non in un normale posto di polizia, ma in una specie di penitenziario di paese. Un largo bancone, degli scaffali impolverati, delle celle e una porta blindata.
    
    Nessuno era presente, sembrava un posto abbandonato. Mi tolse le manette e mi indicò di camminare avanti a lui. Arrivati davanti alla porta blindata mi spinse contro il muro e cominciò ad aprirla, poi mi fece scendere una scalinata che portava in un seminterrato. Era una cella sotterranea, ricavata all'interno di un ampio scantinato molto grezzo e illuminato da un paio di lampadine che emanano una luce giallognola. Non c'è arredamento, il pavimento era di cemento e le pareti erano formate solo da pannelli grigi a vista.
    
    Mi fece mettere contro la parete, quasi mi ci buttò. Non capivo, avevo paura. Cominciai però ...
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