1. Quizàs.


    Data: 06/06/2019, Categorie: pulp, Autore: Tibet, Fonte: EroticiRacconti

    A me piace molto questo racconto ma certo non posso pretendere che piaccia anche a voi, mi basterebbe che lo leggeste con partecipazione, non è erotico, è vita.
    
    Pur essendo un racconto di fantasia, i posti descritti esistono veramente.
    
    Vi dico solo che se non è successo non è detto che non poteva succedere.
    
    Chi scrive lo sa, chi legge deve saperlo, in ogni parola di un autore c'è qualcosa di lui, a volte qualcosa di sostanziale a volte un minuscolo frammento.
    
    Stranamente pur non essendo erotico è uno dei miei racconti maggiormente copiati e spacciato per proprio da altri autori in vari siti erotici.
    
    Fatemi un regalo e leggetelo.
    
    Quizàs...
    
    Terminato il ciclo delle missioni e prima di riprendere il successivo, sostavamo a Tegucigalpa.
    
    Hotel Golden Tulip della KLM, classe media, niente lusso.
    
    Sei uomini, la squadra.
    
    Segnati, provati, lo evidenziavano le profonde occhiaie, gli occhi sempre vigili, il bisogno di bere per stordirsi e il bisogno di donne, un bisogno inestinguibile come se chi ti scopavi fosse sempre l'ultima donna della tua vita.
    
    La donna usata come droga.
    
    Poche parole fra noi uomini e quelle scorrevano a fatica, eppure avevamo il bisogno di stare assieme, spalleggiarsi a vicenda, darsi protezione come durante una missione.
    
    Le donne.
    
    Sessioni infinite di sesso, ore, pomeriggi, notti, due, tre alla volta, donne ramazzate fra le venditrici del piacere a buon mercato, la camera spesso priva di corrente elettrica che diventava ...
    ... un forno, il loro sudore e il mio, l'odore del loro sesso e il mio, il bere e lo scopare per stordirsi, poi ricordo la madre e la figlia assieme, la donna quasi sfiorita che mostrava l'unica strada percorribile alla ragazzina della quale aveva appena venduta la verginità per il corrispettivo di 200 dollari in lempira honduran.
    
    Mentre ero sopra a quella quasi bambina la madre le insegnava come fingere.
    
    Le insegnava come sopravvivere.
    
    Le sue lacrime salate lungo le gote, quelle le ricordo.
    
    Non ricordo il suo viso, è una macchia chiaroscura nella mia coscienza.
    
    La base operativa era in Honduras da dove partivamo.
    
    E la destinazione era il Nicaragua, il povero Nicaragua martoriato, travagliato e saccheggiato che sfidava l'insensibilità e il cinismo degli ultimi anni ottanta, la gente stranamente, per quanto la morte fosse una compagna quotidiana, non era priva dell'allegria del vivere.
    
    Perché mi chiedo ancora oggi a distanza di molti anni, gente dall’aspetto così benevolo, affettuosa d'istinto con chiunque, perché questi volti dai tratti gioiosi, ingenui, delicati, sopportarono tanto orrore per tanto tempo?
    
    L'orrore!
    
    E come convivere con l'orrore senza esserne coinvolti?
    
    Io subivo la cosa senza farmi domande, le domande tornano ora e vogliono risposte e io non so darle.
    
    Quello era un periodo particolare.
    
    Un paese sventrato da un terremoto devastante, da uragani a ripetizione e da una guerra.
    
    Una guerra?
    
    Si, "una guerra di bassa intensità " ...
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