1. Un master brutale


    Data: 19/05/2019, Categorie: Trans Autore: CagnaGolosa, Fonte: Annunci69

    ... scivolare a terra i pantaloni. Li piego sommariamente e li appoggio assieme al resto.
    
    Una pacca, sonora, a mano piena, sul mio culo mi riporta lì e immediatamente mi immobilizzo.
    
    La sua mano mi afferra il collo, mi volta, mi guarda, distolgo lo sguardo istantaneamente e lo porto verso il vuoto.
    
    Arriva comunque un altro schiaffo. Non penso nemmeno “perché?”, tanto non importa perché me ne darà quanti ne ha voglia.
    
    Mi scuoto da quella sberla con la sua ruvida mano stretta sul mio collo che mi spinge dal basso verso l’alto. Non riesco a respirare...
    
    “Togliti anche quelle cazzo di calze da femmina. E le mutandine”.
    
    Annuisco appena. Non riesco a respirare…
    
    Mi spinge ancora un poco verso l’alto.
    
    Non riesco a respirare…
    
    Mi lascia e fa un passo indietro indicando con la testa, con un cenno, verso le mie gambe.
    
    Sfilo immediatamente il perizomino e poi tolgo le calze rapidamente.
    
    Non sono una “femmina”, sono a mala pena una “cagna”, penso mentre le sfilo e mi domando se la prossima volta dovrei tenerle o se averle viste l’ha mal disposto.
    
    Ho freddo ai piedi, ma penso che sarà l’ultimo dei miei problemi, e che tra poco dimenticherò assolutamente d’esser scalza.
    
    Appoggio l’intimo assieme al resto, mi volto nella sua direzione e assumo la posizione, in ginocchio, le gambe leggermente divaricate, la testa bassa e i palmi sulle cosce, rivolti verso l’alto. C’è questo momento di silenzio, di attesa, in quel momento. Un brivido mi scuote ma non è ...
    ... il freddo, né il duro cotto del pavimento che mi manda stilettate, è una sensazione più interna, non del corpo. È il non sapere cosa accadrà.
    
    Penso a quanto ho visto di sfuggita sul tavolo dove lui si è portato adesso, lo sento che sta prendendo degli oggetti ma so quanto sarebbe pesante la sua mano se osassi cercare di guardare.
    
    Ecco, torna. L’occhio intravede il guinzaglio, ma al collo sento la sua mano, stavolta meno stretta ma sempre decisa. Mi accarezza ruvido, dal collo sale alla nuca e poi la mano stringe i capelli e piega la testa in maniera decisa. Mi impone un collare da cane, e poi sento lo scatto del moschettone del guinzaglio.
    
    Sospiro.
    
    Lo vedo girarmi attorno, un paio di volte, con in mano il guinzaglio. Quando mi rendo conto che il guinzaglio ha girato anche attorno al collo è anche il momento in cui lui lo tira strappandomi verso l’alto e il dietro. Cerco di mantenere quanto più possibile la posizione. È sopra di me, la sua faccia mi guarda, e di nuovo istintivamente e istantaneamente annullo il mio sguardo portandolo verso il vuoto. Mi guarda dall'alto e mi sputa in faccia. Due volte. Tre.
    
    Tirata come un arco dal guinzaglio, con l’altra mano mi prende la faccia e mi ficca due dita bocca, poi subito tre, quattro, e spinge verso l’interno.
    
    “apri questa bocca…” inizia;
    
    “tutta la mano, forza…” continua;
    
    e una volta dentro fino alla gola lo sento che si ferma un istante, poi torna indietro e afferra la mandibola e mi apre la bocca a ...
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