1. La trepidazione, l’attesa e l’avventura


    Data: 05/05/2019, Categorie: Trans Autore: amoreandrogino, Fonte: Annunci69

    ... allo stesso tavolino abbiamo parlato di cose molto interessanti. Io gli avevo chiesto come mai prendesse il treno per Roma e non l’autobus che impiega la metà del tempo e lui mi aveva candidamente confidato che in autobus soffriva di claustrofobia e poi, in treno, poteva leggere comodamente i suoi libri. Ci davamo del lei, ma ho capito che quel Prof era un tipo in gamba, a parte la claustrofobia, quando mi spiegò il significato di “avventura” che non è solo una scappatella, ma una parentesi della nostra vita in cui mettiamo il nostro desiderio di “futuro”.
    
    “Ad ventura” - mi aveva spiegato – viene dal latino e significa ciò che deve avvenire, o che vorremmo che avvenisse!”
    
    Poi abbiamo parlato anche d’altro e mi sono accorto che lui si era molto incuriosito quando gli avevo detto, senza mezzi termini, che ero gay e mi piacevano gli uomini. “Soprattutto – avevo aggiunto – gli uomini eleganti di una certa età”. (Che grandissima sfacciata, stavo quasi per dire che mi piacevano i Prof di sociologia!).
    
    “È bello costatare che in una città così piccola, meno di centomila abitanti, vi sia la possibilità di esprimere liberamente se stessi!” aveva commentato lui, senza scomporsi minimamente, ma io gli avevo spiegato che le cose non stavano proprio così e che, se avevo potuto fare quella dichiarazione, era solo perché lui non era un aquilano.
    
    Conversammo ancora per un po’ e quando arrivò il suo treno, prima di salire sul predellino mi porse il suo biglietto da visita ...
    ... dicendomi: “Mi chiami a uno di questi numeri di telefono o mi venga a trovare a Roma, all’Università!”. Non aveva aggiunto alcuna motivazione per quella specie di invito e io rimasi di stucco mentre la portiera si chiudeva e il treno ripartiva con un lungo fischio.
    
    Tornato a casa con mio zio (che si sarebbe fermato qualche giorno da noi, sistemandosi nella mia stanza dove avevo le mie cose sull’armadio - fanculo!) - e costringendomi a dormire sul divano) ripensai non solo a quello strano invito di andare a Roma, ma anche a quello che mi aveva detto riguardo all’avventura. Aprire e chiudere una parentesi nella mia routine di ogni giorno, dunque, all’interno della quale sperimentare, brevemente ma intensamente, qualcosa che mi faccia capire quale potrebbe essere il mio futuro. Una vita straordinaria che non sarà mai come il mio è presente ordinario.
    
    Quando lo zio ripartì e io ripresi possesso della mia stanza, pensai subito che quella sera mi sarei potuta dare un po’ di fard sulle guance e il mascara per allungare le ciglia per uscire all’avventura; non avrei potuto laccarmi le unghie e mettere il rossetto alle labbra o indossare una minigonna, ma era almeno qualcosa! Ma cosa? Se andava bene, un rapido rapporto sessuale con uno sconosciuto lungo la strada che portava al Gran Sasso, dove sarei andata a starmene seminascosta nel buio e nel silenzio con la paura di essere vista da qualcuno di Sulmona che mi poteva riconoscere!
    
    Un rapido rapporto sessuale: piacere con poca allegria ...