1. La mia seconda prima volta


    Data: 15/04/2019, Categorie: Etero Autore: tigrottina, Fonte: RaccontiMilu

    La rottura con Laurent non fu indolore. Dopo la sera della festa, per mesi continuai a ricevere le sue telefonate, i suoi messaggi, a sopportare i suoi appostamenti sotto casa e le sue comunicazioni tramite i numerosi amici in comune. A tutto questo non diedi mai una risposta diretta. Agli amici, invece, mi limitai a dire che il suo atteggiamento aveva totalmente eclissato l’amore che provavo per lui, e che per me era una storia irrimediabilmente conclusa.
    
    Inizialmente, la rabbia mi aiutò a superare i momenti di sconforto. Pensare al suo atteggiamento freddo e al suo innervosirsi quando non assecondavo le sue fantasie cuckold, alla sua arroganza nel pensare di poter disporre di me a suo piacimento, ai malumori, ai litigi, alle sfuriate, fu un prezioso alleato nel lasciarmi alle spalle la nostra storia.
    
    Poi, però, come sempre accade, il tempo fece il suo corso e segnò le settimane successive della mia vita, rendendo sempre più sbiaditi i ricordi negativi e vividi quelli più belli della nostra lunga relazione. Capitò spesso che la nostalgia mi assalisse, soprattutto la sera prima di addormentarmi, quando mi tornavano in mente le volte in cui mi teneva stretta a sé sotto le coperte, mentre il sonno si impadroniva lentamente di entrambi. Sera dopo sera, versai tante di quelle lacrime da rimanerne priva. Ma, nonostante questo, riuscii a non cedere mai a quella vocina autolesionista che mi sussurrava di contattarlo, di riprovarci, di dargli un’altra occasione. La gente ...
    ... non cambia: era l’unica certezza che avessi nella vita. Perciò, non avrebbe avuto senso riprendere in mano quella storia ormai logora.
    
    Diversi mesi più tardi, in pieno inverno, il mio amico Bernard mi invitò a stare da lui a Lione per seguire insieme un’esibizione di poeti sudamericani emergenti che si sarebbe tenuta in un piccolo locale del centro. A differenza dei posti estremamente eleganti in cui Bernie soleva passare le sue serate, il bar nel quale si sarebbe tenuta l’esibizione era un locale spartano in un seminterrato: pochi tavoli, arredamento in stile irish pub e un piccolo palchetto appena sufficiente per la presenza contemporanea di due o tre persone non troppo corpulente. Un ambiente intimo, informale e discreto che mi piacque subito. E che giustificò un abbigliamento casual come piace a me: jeans, t-shirt, le mie solite Air Max e un grazioso piumino sfiancato, bianco come la neve che imperversava quella sera per le strade della città.
    
    Gli artisti erano seduti su panche disposte ai lati del palchetto. Uno alla volta si susseguirono recitando le loro opere. Gran parte di essi mantennero la versione originale, in spagnolo o in portoghese, a seconda dei Paesi di provenienza. Molti recitarono in francese. Qualcuno in inglese. Fra questi, un ragazzo, probabilmente di qualche anno più grande di me, che mi colpì non appena si alzò dalla panca. Al suo aspetto rude, infusogli dai lunghi capelli che gli ricadevano scomposti sulle spalle e da una barbetta incolta, si ...
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