1. Rebeca cap.2 - Nel bagno della scuola


    Data: 14/04/2019, Categorie: Etero Autore: FrancoT, Fonte: EroticiRacconti

    Dopo quel primo incontro, non ci eravamo più visti per almeno un mese. Poi era stato convocato il consiglio dei genitori ed in quell’occasione c’era stato il nostro primo incontro dopo quel primo magnifico giorno.
    
    Quello che pensai subito non appena la vidi fu che volle provocarmi, ma non ne ebbi la certezza. Lo fece, seppur inconsciamente, con lo sguardo e secondo me anche con l’abbigliamento che aveva scelto per quell’incontro, costituito principalmente da una gonna, leggermente troppo corta per il suo stile, in pelle marrone chiara, delle calze color carne e delle scarpe dello stesso colore della gonna. Sopra un maglione bianco, piuttosto attillato, che metteva in forma il suo fisico magro e longilineo. Un giubbetto di pelliccia maculato completava il suo outfit di quel giorno, unica nota stonata a mio parere rispetto al suo solito stile, solitamente piuttosto basico.
    
    Mi aveva salutato, fissandomi negli occhi per alcuni secondi di troppo, il che aveva già fatto salire dentro di me l’eccitazione, poi si era seduta di fronte a me, accavallando le gambe, non a mio favore, ma la cosa mi aveva eccitato. Nei miei jeans il mio cazzo aveva cominciato immediatamente ad indurirsi, ma non potei fare niente per tutto il corso della riunione. Pensai che lei se ne fosse accorta, ma non ne fui certo.
    
    Discutendo dell’ordine del giorno che prevedeva diverse decisioni riguardanti gli studenti per quell’anno, fummo quasi sempre in disaccordo. In una occasione bisticciammo anche ed ...
    ... ella mi disse che, nonostante non fossi d’accordo, avrei dovuto comunque accettarlo perché quella era la decisione della maggioranza. Andai su tutte le furie, ma non potei contrastare quella decisione. Mi guardò per un attimo sorniona ed appagata della sua vittoria e quel suo momento di superiorità non fece altro che incrementare il mio desiderio di possederla. Le avrei fatto pagare in un modo completamente diverso quella sua supponenza.
    
    Avevo pensato che non fossi l’unico a desiderare quel momento di unione. Rebeca lo desiderava alla stessa maniera e ne ebbi conferma al termine della riunione. Inaspettatamente mi chiese di fare da segretario per quel giorno, il che comportava che mi sarei dovuto fermare insieme a lei, che era la presidente del consiglio, per firmare i verbali. Quello ci avrebbe consentito di restare da soli e per me fu la conferma di quanto avevo sospettato in precedenza.
    
    Accadde proprio quello che avevo pensato.
    
    Terminata la riunione il resto dei partecipanti se ne andò e restammo soli. Concludemmo il lavoro, poi ella chiuse i registri e li mise in una borsa.
    
    “E adesso?”, le chiesi.
    
    “Adesso, cosa?”.
    
    “Dove andiamo?”.
    
    “Tu dove vorresti andare?”, mi chiese mentre una velatura di rossore le riempì le guance.
    
    “Penso che vorrei andare dove vorresti andare anche tu”, le risposi seccamente.
    
    “Vieni allora”, mi disse prendendomi per mano.
    
    Uscimmo dalla classe e percorremmo in fretta il corridoio deserto. Salimmo una rampa di scale e poi ...
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