1. Mamma di periferia - settimo episodio


    Data: 12/04/2019, Categorie: Incesti Autore: giorgina, Fonte: EroticiRacconti

    ... -
    
    - Lo avevo immaginato -
    
    - E allora perché me lo hai chiesto? -
    
    - Così, so così poco di te, ormai. -
    
    Lui va a sedersi al tavolino, facendomi sentire l'aria della cucina improvvisamente fredda.
    
    Appoggia le spalle e la testa al muro. Chiude gli occhi.
    
    -Ma cosa vuoi che ci sia da sapere - il suo tono è amaro, stanco
    
    Mi giro verso di lui: -mah, sei sempre tanto in giro, qualcosa farai no? -
    
    - Sì, qualcosa, giusto qualcosa – gli occhi rimangono chiusi - sì, qualcosa faccio certo, - ripete - ma non è un granché, sai.
    
    - Di questo non ne dubito - gli dico con un tenue sorriso - ho già avuto modo di dirtelo. Tuttavia - proseguo - anche se non sarà granché, come tu dici, e come anch'io penso, qualche cosa farai, e io non ne so nulla. Posso solo immaginarlo, ma nemmeno tanto, in fondo. E anche se sono contraria, e lo sai, vorrei lo stesso sapere che cosa sono, queste cose che fai, che sono comunque parte della tua vita.
    
    - La mia vita, la mia vita…- ripete lui ancora assorto in se stesso. Il tenue sorriso sarcastico si spegne d'improvviso. Spalanca gli occhi, mi guarda come folgorato da un'idea meravigliosa - perché non vieni con me, una notte? -
    
    - Chi, io? Ah no! - e scuoto la testa.
    
    I suoi occhi non mi mollano: - così vedi in prima persona -
    
    - Ah, no - ripeto, povera di argomentazioni, - sarebbe bella anche questa! -
    
    - E perché no? - prosegue implacabile - anche stasera se vuoi. - Uno sguardo all'orologio della cucina: - che ore sono? -
    
    - ...
    ... È tardi -
    
    - No, è presto -
    
    - È tardi -
    
    -E' l'ora giusta. - conclude entusiasta. E si alza.
    
    - Non credo… -
    
    - Mettiti le scarpe da ginnastica - fa lui - sbrigati! -
    
    Un quarto d'ora dopo, scendo circospetta le scale buie del condominio preceduta dalla sagoma scura di mio figlio. Per la seconda volta in questa giornata, sono proiettata in esperienze che mai mi ero sognata di fare. Con scarpe sportive, jeans, e una felpa spessa.
    
    Non abbiamo acceso la luce delle scale, naturalmente, nessuno ci deve vedere. Una luce azzurrina scende dai finestroni semi-opachi del palazzo.
    
    Eccoci sul piazzale deserto. E' vero non è molto tardi, ma già le finestre sono chiuse e le strade vuote. Solo le luci assorte dei lampioni fanno la guardia ai lati del deserto urbano.
    
    - Dove andiamo? -
    
    - Beh, ci sono i campi di spaccio o i locali della centrale termica. Dove vuoi andare prima? -
    
    - mah, non saprei -
    
    - Lascia fare a me – mi prende per mano e ci allontaniamo nella notte.
    
    Le strade illuminate dalla luna crescente e dalla fredda luce dei lampioni mostrano una realtà degradata, la notte accentua questa laida tristezza che di giorno si nasconde dietro il sole.
    
    Ci sarebbe bisogno di maggiore attenzione da parte delle istituzioni, lasciare che si crescano qui dei figli è un crimine, che paga tutta la società.
    
    Dopo aver camminato per venti minuti seguendo percorsi a me sconosciuti, arriviamo a ridosso di un enorme capannone sormontato da una grossa canna fumaria ...
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