1. Il pennarello


    Data: 10/04/2019, Categorie: Autoerotismo Autore: Premuroso88, Fonte: RaccontiMilu

    ... scintilla che la fece esplodere, mi rivelò la sua identità e che per tutta la conversazione si era toccata, che la sedia era tutta bagnata e che vuole farmi vedere. Non risposi. Dopo pochi secondi apparve una miniatura sullo schermo da cui non si distingueva che una macchia blu. Scaricata la foto, la aprì, vidi le sue cosce bianche, aperte, il suo maglione arrotolato e tenuto su con la sinistra, sullo sfondo le caviglie con delle mutandine azzurre anch’esse arrotolate ancora infilate in una gamba. Il cuscino blu della sedia conteneva una chiazza più scura piuttosto diffusa, appena visibili i peli biondi del suo pube e si intuiva la divisione delle grandi labbra. Si era fatta una foto dopo essere venuta, e me l’aveva inviata, ed il tutto pensando a me. Ero eccitato, non potevo farne a meno. “hai usato le dita?” scrissi, “non solo” alla fine della risposta c’era lo smile che fa la linguaccia. “cos’altro?” non potei trattenermi dal chiedere, “devi venire qui a scoprirlo” disse lei. “a cosa hai pensato mentre lo facevi?”, “a te, e a quello che mi dicevi, pensavo lo facessi a me” piccola pausa “vuoi farle a me quelle cose?”. Non ci pensai più di tanto dissi a me stesso “Comunque si è già attaccata, meglio approfittarne, e poi è un peccato farla rimanere con questa voglia, è crudele”, questo senso di finta compassione nell’andare da lei mi eccitava da morire. “si” scrissi, “e te le farò”, “domani. pomeriggio. vieni.” rispose lei.
    
    L’indomani a scuola quasi non mi guardò, e ...
    ... nemmeno io cercai il contatto. Tornato a casa come prima cosa accesi il pc, scorsi la lista dei contatti e le inviai solo “16:30”, lei non risultava connessa, ma mi arrivò lo stesso una risposta “ok”, doveva aver impostato su invisibile il suo stato così da non farmi capire che mi aspettava. Giunta l’ora prefissata mi diressi un po’ teso con il motorino a casa sua, nella zona industriale del mio paese, ci ero già stato per un progetto di fisica che avevamo fatto insieme con il gruppo. Lei mi aspettava sul cancello e mi fece parcheggiare senza parlare facendomi segno di fare più piano possibile, una volta in casa mi disse “c’è mia sorella che studia, non ci deve sentire”, non risposi, mi limitai a fare piano.
    
    La sorella la conoscevo, era più grande due anni di me e mi aveva sempre fatto eccitare, aveva quell’aria simpatica ma allo stesso tempo irragiungibile per un ragazzo più piccolo.
    
    Mi fece entrare in camera sua, aveva dei peluches, il letto singolo con un piumone di un leggerissimo azzurro, vi si potevano intravedere dei disegni damascati in controluce, una scrivania con sopra il pc, la famosa sedia blu, il profumo di femminilità si poteva ancora avvertire nell’aria. Ciò che mi colpì di più fu un portapenne pieno fino all’inverosimile di tutti gli strumenti per scrivere che uno possa immaginare. Ce n’erano di tutte le forme e le dimensioni, di alcuni tipi anche due o tre dello stesso colore. Mi sedetti sul letto, lei mi si parò davanti, guardandomi dall’alto, le misi le ...