1. Il giusto prezzo


    Data: 14/01/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: HarrymetSally, Fonte: Annunci69

    ... apparentemente denso, indirizzando un brindisi nella mia direzione.
    
    Senza lasciarmi intimidire, lasciai che il suo sguardo mi lambisse piano, offrendogli dapprima il mio sorriso, poi la vista del mio collo affusolato e del mio busto esile ed elegante, il cui portamento era stato plasmato da anni di danza in una delle più severe scuole d’Europa. Infine, vidi i suoi occhi posarsi sulle mie gambe snelle e al tempo stesso possenti, appena nascoste da un paio di autoreggenti color carne.
    
    Il gigante distolse lo sguardo, tornando a dedicarsi alle proprie attività, imitato dallo scribacchino che si reimmerse nel convulso annotare di prima.
    
    Aprii il mio Mac e cominciai a stilare il rapporto della riunione.
    
    Era stata sanguinosa ma proficua, dal momento che eravamo riusciti a riorganizzare alcuni dei processi decisionali più farraginosi della compagnia. Mi ero fatta qualche nuovo nemico tra i dirigenti di livello intermedio, ma mi avrebbero ringraziata da lì a un anno, quindi per quanto mi riguardava potevano anche leccarmi i tacchi delle scarpe.
    
    Avevo appena cominciato a organizzare la prefazione, quando mi sentii disturbare da un sommesso colpo di tosse. Era il furetto. Notai solo allora la sua postura rinsaccata, che mi fece venire in mente i burocrati dei libri di Dostoevskij.
    
    “Il signor Henke vorrebbe invitarla al suo tavolo, se non le dispiace” disse in tono che mi parve al tempo stesso impettito e imbarazzato.
    
    Perché gli uomini sanno essere così ...
    ... prevedibili?
    
    “Dica al signor Henke che lo ringrazio, ma devo dedicarmi al mio lavoro” risposi, secca, e mi tuffai nuovamente sulle lettere e cifre sul monitor.
    
    “Sì – incalzò il furetto – il signor Henke aveva previsto una risposta del genere, e mi ha detto di darle questo”. Mi allungò una busta da lettera, poi si ritirò.
    
    Ignorai ostentatamente la busta per qualche minuto, continuando a scrivere sul Mac. Di tanto in tanto, lanciavo una occhiata si sottecchi in direzione di colui che, a quanto pareva, era noto come il signor Henke. Era impegnato in una conversazione con il barman, apparentemente dimentico della mia presenza. Lo scribacchino, nonché ruffiano part-time, era sparito.
    
    Aprii la busta.
    
    C’erano un biglietto e quello che sembrava un assegno.
    
    Mi permetto rispettosamente di lanciarle una sfida. Il suo orgoglio contro il mio portafogli. Chi vincerà? Le ho accluso un assegno in bianco, già firmato. Scelga lei la cifra che le occorre per dedicarmi cinque minuti del suo tempo, poi mi raggiunga.
    
    Fissai il biglietto, poi Henke, poi ancora il biglietto. Se voleva giocare pesante, aveva scelto la donna giusta. Annotai un uno e diversi zeri sull’assegno, lo misi nella borsa e mi diressi verso il mio massiccio avversario.
    
    “Non vuol sapere che cifra ho scritto?” chiesi, avvicinandomi al basso tavolino da caffè al quale era seduto.
    
    “Non ha alcuna importanza – rispose Henke, in un perfetto italiano nel quale vi era appena una traccia di asprezza tedesca – però vorrei ...
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