1. Il giusto prezzo


    Data: 14/01/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: HarrymetSally, Fonte: Annunci69

    Soggiogata.
    
    Non mi capitava spesso di utilizzare quella parola, specie su me stessa, ma in quel momento, mentre vestita soltanto di un body in tessuto trasparente e un paio di tacchi a spillo, seguivo il mio oscuro anfitrione lungo la ripida scala a chiocciola, diretta verso le viscere dell’edificio, era quello che sentivo. Quello che ero.
    
    L’uomo camminava di fronte a me, con passo sicuro, sfiorando il corrimano in ferro battuto con l’indice della mano destra. Nella sinistra reggeva l’impugnatura del guinzaglio in cuoio color sangue che era serrato attorno al mio collo. Di tanto in tanto, dava un leggero strattone, appena accennato, per ricordarmi qual era il mio ruolo, e perché ero lì. Faticavo a tenere il passo, non potendomi aiutare con le mani. I polsi, immobilizzati dietro la schiena nell’abbraccio d’acciaio delle manette, mi facevano male e così spalle e braccia, costrette in quella innaturale posizione.
    
    Mentre percorrevo quella spirale di cemento e ferro apparentemente interminabile, diretta verso il luogo nel quale si sarebbe tenuta la mia udienza, ebbi modo di ripensare alla catena di eventi, straordinari e terribili, che mi aveva condotta lì.
    
    Come quasi ogni evento rilevante della mia vita, tutto era cominciato all’aeroporto.
    
    Ero in attesa del mio volo, di ritorno da un incarico estenuante per una compagnia scozzese, e mi stavo godendo il tepore del raccolto lounge, dopo che i freddi venti del Nord mi avevano arrossato la pelle e scompigliato i ...
    ... capelli.
    
    Fu in quel momento che lo notai. Un uomo sulla cinquantina, alto e corpulento, nel quale quella massa indistinta trasmetteva un’aura di potenza e stabilità piuttosto che di flaccida pigrizia. Possedeva grasso e muscoli in proporzioni eguali, disposti lungo quel corpo smisurato in una sorta di armoniosa casualità, e il tutto era avviluppato entro un elegante abito di sartoria che ne faceva risaltare la statura. Una lunga e curata barba grigia faceva da contrasto a un cranio completamente rasato con un tatuaggio tribale lungo la base, che gli andava da orecchio a orecchio come una cicatrice di guerra sulla pelle olivastra.
    
    La disarmonia di forme e colori mi aveva disorientata e ricordo di aver pensato che quella figura sarebbe apparsa altrettanto adeguata nel consiglio direttivo di una multinazionale e sulla chiglia di un vascello pirata.
    
    Di fianco a lui sedeva un uomo che sembrava essere la metà esatta della sua stazza, con occhiali tondi in madreperla e un’espressione indaffarata sul viso da furetto. Una rada colonia di capelli rossicci gli colorava le tempie, ai lati di una calvizie appuntita che lo faceva sembrare ancor più minuto. Prendeva appunti su un taccuino, e quello sfacciato anacronismo mi strappò un sorriso.
    
    Fu proprio quel sorriso che l’immenso sconosciuto, forse per caso, intercettò, sorridendo di rimando con una espressione che scoprì una fila di denti dal candore quasi scintillante.
    
    Sollevò il bicchiere, pieno per metà di un liquido chiaro e ...
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